Les misérables: un film che non vorresti mai dimenticare





Les misérables è un film che non si può raccontare. Un kolossal dal potenziale immenso, che ha regalato agli appassionati del genere grandi aspettative -e che, cosa ancora più importante e da non sottovalutare, non le ha deluse. La scena iniziale del film ci dà già l’idea di trovarci di fronte a un film impegnato, per quanto impegnati si possano definire i costosi progetti di Hollywood, i quali spesso sacrificano la verosimiglianza storica allo scopo di conquistarsi una fascia di follower il più ampia possibile. 
Tutti pensano che I miserabili sia un film di nicchia: perché dura quasi quanto Via col vento, perché è un musical, perché è girato interamente in inglese, perché i temi proposti non sono più tanto di moda. Gli ideali dell’illuminismo, scarnificati e ridotti alla semplice lotta per conquistarsi un tozzo di pane -ideali che nella Francia post-rivoluzionaria incontrarono la resistenza non solo dei nobili e dei pari del regno, ma soprattutto del popolo stesso, un popolo che conserva ancora la memoria di quei terribili anni in cui il furore nero di Robespierre mieteva migliaia di vittime e rischiava di contaminare l’Europa intera. 
Ma è un film che fa sognare, questo, e soprattutto che infiamma l’ideale di giustizia presente dentro ognuno di noi: siamo infatti, ormai, un po’ tutti miserabili: è la natura umana che ce lo impone. Il capolavoro di Hugo, divenuto film, ci regala un senso di pace con il mondo: in fondo qualcuno che sta dalla nostra parte ancora c’è. Dalla parte di quelli che devono abbassare lo sguardo di fronte alle leggi e alle autorità, che assistono impotenti alle ingiustizie, che lottano per non soccombere di fronte alla crisi che ha distrutto famiglie e sbaragliato gli equilibri. 
Il cast è stellare, talentuoso, azzeccatissimo. A partire dal protagonista, Jean Valjean, interpretato da uno spettacolare Hugh Jackman: dal suo sguardo sembra trasparire tutto il furore della sua perduta -e poi miracolosamente ritrovata- fede in Dio e negli uomini. E’ bellissimo assistere al cambiamento che si verifica negli occhi di quest’uomo quando riesce a vedere al di là della sua condizione di miserabile. 
Che dire di Javert? La portentosa voce di Russel Crowe, che interpreta il personaggio più folle e integerrimo del musical, è dall’inizio alla fine vibrante, energica, tentacolare. Viene quasi la tentazione di stare dalla sua parte. Quasi. 
Fantine. Dolce, sfortunata Fantine, che maledice gli uomini ma che in realtà è ben cosciente del fatto che non si possa fare a meno di loro. Una Anne Hathaway al massimo del suo splendore, che per questo ruolo ha sprigionato tutto il suo talento canoro e recitativo.
Cosette è l’innocente protagonista di questo musical, il cui candore è premiato col matrimonio con il suo spericolato Marius. Una Amanda Seyfried bellissima, perfettamente conforme al ruolo da lei recitato, che incarna l’ideale di purezza che tutti noi ci saremmo aspettati. Eddie Redmayne è bello, giovane e molto sexy nei panni nel valoroso nobile che combatte per i diritti dei meno fortunati: non puoi non innamorartene all’istante. 

Il fiore all’occhiello di questo kolossal, contornato da un cast sublime e da una fotografia mozzafiato, sono le canzoni: ora grintose, ora spirituali, quasi auliche, ora così commoventi da ridurre lo spettatore a riempirsi le tasche di fazzoletti. Tante lacrime ho versato durante l’ultima scena, la più spettacolare per pathos e per quell’aura di misticismo che circonda questo splendido, memorabile finale. 




3 commenti:

  1. Ma dai?
    Io pensavo, in effetti, che fosse un film di nicchia!
    Ma la tua recensione mi ha convinta, lo guarderò: ho proprio voglia di emozionarmi e, perché no, farmi un bel pianto :D
    Devo solo trovare cinque ore libere!

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