Presentazione di LOVEABILITY: L'ASSISTENZA SESSUALE PER LE PERSONE CON DISABILITA'

PRESENTAZIONE DI LOVEABILITY, UN SAGGIO CHE AFFRONTA L'ARGOMENTO DELLA SESSUALITA' DEL DISABILE.

Un insieme di autori, docenti ed esperti nell'assistenza ai disabili ha unito le proprie esperienze (teoriche ed empiriche) per stendere un saggio - saggio che ho avuto la fortuna di poter leggere grazie alla segnalazione di Maurizio Nada, un mio ex docente nonché co-autore del libro. Sul sito della Erikson potete dare un'occhiata alla mia recensione (qui il link: http://www.lovegiver.it/elisa-vivien-serra-recensione-libro/); augurandovi come al solito buona serata e tante, tantissime nuove letture, allego in questo blog le informazioni relative al libro. 






Un lungo fatale ultimo addio

TRAMA: Londra 1819. Valéry Campbell sa di mettere a rischio la propria reputazione, quando si reca nella bisca di Lady Venom, ma deve impedire al padre di giocarsi tutto in una mano di carte. Sir Arthur Campbell però ha già barattato la tenuta di famiglia e, con l’acqua alla gola, tenta di vendere anche la figlia a un losco e ricchissimo libertino, Lord Baxton. Questi non è altri che lo zio di Charles, il figlio del duca di Ragland, anche lui ospite della bisca: è proprio in quest’occasione che Valéry lo rincontra, dopo anni, e scopre di provare qualcosa per lui. Naufragato l’estremo tentativo di ripagare i suoi debiti, Sir Arthur, in un accesso di disperazione, si suicida al tavolo da gioco. Da questo momento in poi la vita di Valéry si complica terribilmente. I trascorsi della sua famiglia non le permettono di sposare Charles e al tempo stesso si trova a lottare con tutte le forze per resistere ai tentativi di seduzione di Lord Baxton, al quale non vuole cedere. Lo scontro tra i due è aperto e dichiarato: ma chi è davvero David Baxton? Quel che Valéry pensa di lui corrisponde a verità?






Nel leggerlo mi sono trovata nel mio elemento, e all’inizio i personaggi mi hanno entusiasmata: Valéry è una giovane, bellissima nobile decaduta, che per guadagnarsi da vivere è costretta a fare l’insegnante. Certa che il suo destino sia sposare Charles Baxton, un giovane e ricco rampollo dell’alta società, attende con ansia la sua proposta di matrimonio. Ma un giorno i suoi propositi si scontrano con i piani che David Baxton, lo zio di Charles, ha per lei… piani all’apparenza tutt’altro che onorevoli. David è un uomo bello e determinato, ricco come Creso, il sogno nascosto di ogni lettrice. 
La storia di Valéry e David non manca di azione ed emozioni… e allora cos’è che non funziona? Nonostante la prima, favorevole impressione, in questo romanzo c’è qualcosa di stonato, che si trascina dal primo capitolo e che culmina a metà libro, quando l’autrice decide di svelare il personaggio di David (il suo passato, i suoi sentimenti verso la protagonista) facendo scemare nel lettore qualsiasi curiosità su quello che accade dopo. 
L’errore più clamoroso di Velonero sta proprio in questa scelta. Ho trovato, inoltre, fin troppo caricaturali alcuni tratti dei personaggi: David non è un antagonista; è stato superfluo dotarlo di un passato tragico e travagliato… l’autrice decide di strafare, raccontandoci la storia di un uomo che ha avuto un’adolescenza difficile e questo, invece di donare a Baxton profondità e completezza, lo trasforma nel solito stereotipo di cui ormai, personalmente, mi sono stancata.
Consiglio questo libro, perché è una lettura distensiva, di quelle che ti regalano dei bei momenti di evasione, ma non credo entrerà nella rosa dei miei romance preferiti. Vorrei inoltre far notare che la Newton Compton ultimamente sta investendo molto in libri di autrici italiane, e sono certa che questa notizia farà piacere a tutti voi. 

Come i capelli le labbra

COME I CAPELLI LE LABBRA

di Elisa Serra
 
Come i capelli le labbra mai ritrovarono
quell'incantesimo mistico.
Ricordi, amore?
Ricordi quel sole brillante
- giurasti di non lasciarmi mai.
Le rose tardive
e quelle corse sfrenate
i caroselli gioiosi
il ventre gravido.
Quel primo pianto che come un marchio
- quel primo pianto che come un marchio
Quando eravamo giovani
ci credevamo invincibili ballando
a piedi nudi nelle pozzanghere.
Ricordi, amore?
quell'impeto che schiaffeggiava gli arcobaleni
Quel tuo rossetto sfacciato
- ero geloso della tua bocca
che turgida attirava ogni sguardo.
E quelle mani perlacee
adesso fragili e stanche
che non mi cercano più.
Queste tue labbra spettrali
- non tremare, amore.
Verrà un giorno
- e quel giorno torneremo a danzare con gli angeli
vedremo i bambini giocare
sentiremo ancora il profumo del vento
e sullo sfondo
il dolce suono di un arrivederci. 

VENTI LIBRI DA LEGGERE PRIMA DI ANDARE A DORMIRE

#VENTI LIBRI DA LEGGERE PRIMA DI ANDARE A DORMIRE


Inizio questo nuovo tag, ideato da me ma ispirato all'iniziativa della famosa catena di librerie Feltrinelli. Ogni settimana consiglierò quattro libri che, secondo me, sono perfetti da leggere sotto le coperte, quando la magia del sonno sta per  regalarci qualche ora di pace, quando vogliamo sgomberare la mente dalle preoccupazioni del quotidiano. Siete tutti invitati a partecipare a questo tag sui vostri blog, anche se un piccolo credit al mio Ignis fatuus non mi dispiacerebbe certo :) 




ASPETTAMI - ELIZABETH NAUGHTON
Dopo un incidente in cui ha perso la memoria, Kate vive con il marito Jake senza riuscire a recuperare le fila della propria esistenza. Dovrebbe sentirsi al sicuro, protetta dall'affetto di Jake e del figlio Reed, eppure non riesce a superare il senso di straniamento che prova persino in casa propria. E quando, improvvisamente, il marito viene trovato morto, assassinato, Kate si trova catapultata in una nuova spaventosa realtà. Perché è stato ucciso? Quali affari nascondeva Jake, e chi è quella bambina di cui Jake custodisce una foto nel suo studio? Kate indaga disperatamente nell'ambiente di lavoro di Jake finché le sue ricerche la portano a San Francisco dove incontra Ryan, industriale farmaceutico vedovo da cinque anni, che non appena vede Kate rimane sconvolto perché in lei crede di aver ritrovato la moglie perduta. Cosa è successo? Chi è veramente Kate? Niente è più sicuro nella vita di entrambi, tranne l'attrazione irresistibile che li spinge l'uno verso l'altra...



***



AMABILE GIUSTI - TRENT'ANNI E LI DIMOSTRO
Carlotta ha quasi trent'anni, e si considera una sfigata cronica: raggiunge il metro e sessanta solo con i tacchi a spillo, ha una famiglia decisamente folle e all'orizzonte non vede l'ombra di un fidanzato come si deve. Non solo: è appena stata licenziata a causa della sua irrefrenabile schiettezza... ma ora, per arrivare a fine mese, è costretta ad affittare una stanza del suo appartamento. Luca, il nuovo inquilino, ha molti pro (è bellissimo, fa lo scrittore, è dannatamente simpatico) ma altrettanti contro: è disordinato, fuma troppo e ha il pessimo vizio di portarsi a casa le sue conquiste, una diversa ogni notte. Carlotta non chiude occhio e in più si sente una vera schifezza. Non lo ammetterebbe mai, ma quel maschio predatore che tratta le donne come kleenex e gioca sul fascino tenebroso del romanziere la sta facendo innamorare. In una girandola di eventi sempre più buffi, tra una madre terribile, una sorella bellissima e gelosa, una tribù di parenti fuori controllo, un nuovo lavoro tutto da inventare e molti incontri ravvicinati con Luca e le sue fidanzatine di passaggio, Carlotta imparerà che è lei la prima a dover credere in se stessa... Del resto è stato così anche per l'autrice di questo romanzo, che scrive da sempre e non si è arresa alle difficoltà del mondo editoriale, decidendo di auto-pubblicare il suo libro in rete... il successo è stato talmente grande che presto un'agente ha notato il libro, e ha dato vita a un'asta tra gli editori! Per questa nuova edizione cartacea del romanzo Amabile ha lavorato ancora, insieme alla sua editor, per regalare alle lettrici una storia strepitosa, scritta magnificamente e piena dello humour e dei sapori delle ragazze italiane. La storia di una donna vera, non giovanissima, non bellissima, ma piena di grinta, e capace di trovare il proprio posto nel mondo. Perché nella lingua della felicità l'aggettivo imperfetta vuol dire, semplicemente, unica.

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MARKUS ZUSAK - STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI
È il 1939 nella Germania nazista. Tutto il Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed è solo l'inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e confortante al tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi del minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro: lo ruba e lo porta con sé. Così comincia la storia di una piccola ladra, la storia d'amore di Liesel con i libri e con le parole, che per lei diventano un talismano contro l'orrore che la circonda. Grazie al padre adottivo impara a leggere e ben presto si fa più esperta e temeraria: prima strappa i libri ai roghi nazisti perché "ai tedeschi piaceva bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri", poi li sottrae dalla biblioteca della moglie del sindaco, e interviene tutte le volte che ce n'è uno in pericolo. Lei li salva, come farebbe con qualsiasi creatura. Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel nasconde un ebreo in cantina, il mondo della ragazzina all'improvviso diventa più piccolo. E, al contempo, più vasto. Raccontato dalla Morte - curiosa, amabile, partecipe, chiacchierona - "Storia di una ladra di libri" è un romanzo sul potere delle parole e sulla capacità dei libri di nutrire lo spirito. 

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HARPER LEE - IL BUIO OLTRE LA SIEPE
In una cittadina del "profondo" Sud degli Stati Uniti l'onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un "negro" accusato di violenza carnale; riuscirà a dimostrarne l'innocenza, ma l'uomo sarà ugualmente condannato a morte. La vicenda, che è solo l'episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell'infanzia che è un po' di tutti noi, con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte, in pagine di grande rigore stilistico e condotte con bravura eccezionale.


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ACQUA ALTA
Di Elisa Serra

L'acqua alta
sopra le nostre teste
le mani tese cercando
di prevaricare la scienza. 
Una speranza racchiusa nel cuore
aspersa
nelle mani di un Dio
a cui lui solo do in dono
la mia arroganza
le mie certezze
A lui solo confido
i miei affanni
le mie preghiere
A lui solo domando
del balsamo consolatore
Ma poi la notte -
ma poi la notte non c'è che un manto nero
chino sulla mia testa
cosparge cenere
e solitudine. 
Impenetrabile come l'ingiustizia
come le guerre
come la malattia dei giusti
dei dannati della terra.
Impenetrabile come la cieca rabbia dell'afflitto
dell'ultimo degli ultimi
che nei suoi passi sommessi
nella sua voce invisibile al vento
morì per un pezzo di pane. 


Sedurre con i libri si può?

La mia mania di leggere tutto quello che mi capita sotto tiro -compresi volantini pubblicitari e scontrini vecchi di qualche anno- coinvolge per forza di cose anche l'acquisto di un sacco di riviste: da Focus a Il fatto quotidiano, da Torino cronaca (che leggo giusto per farmi due risate) a Donna Moderna, in casa mia c'è davvero di tutto! Due settimane fa su Gioia ho trovato un articolo davvero interessante che parla di libri e seduzione: interessante perché a scriverlo è, per una volta, un uomo, e perché parla di un aspetto che molti pochi lettori prendono in considerazione: leggere può essere considerato un passatempo... sexy?
Ecco cosa ne pensa il giornalista Paolo Madeddu, autore di questo divertentissimo pezzo: 



Tratto da Gioia di Ottobre:

LIBRO GALEOTTO 

Di Paolo Madeddu

"Ho lavorato con le riviste maschili: conosco gli articoli su come sedurre una donna col vestito giusto, l'auto giusta, il piatto giusto. Non ne ho mai scritti, quindi non so se fossero testati, però ci ho sempre visto un fondo di plausibilità: conosco più di una donna disposta ad approfondire la conoscenza spirituale di un uomo che viene all'appuntamento con una Porsche. 
Ma nessuna rivista ha mai messo in copertina un palestrato con un volume in mano e la promessa "I libri per sdraiarla!". Invece là fuori ci sono donne che si fanno più inavvicinabili per un libro sbagliato che per un calzino bianco. Così, l'idea che L'Accademia della felicità di Milano abbia inventato il bookdate, cioè uno speed date con libro, mi ha intrigato ma anche preso alla sprovvista. 
Con cosa presentarmi a delle sconosciute per (pardon) intortarle?.
Non ci ho pensato su molto (... non ho propensione). Ho scartato le cose troppo colte perché ok, magari le ho lette, ma non è detto che le abbia capite: se trovo una che viene a vedere il bluff, che faccio? E via i libri macisti tipo Fedeli alla tribù di John King, bibbia di ogni hooligan: legnate gratis a ogni pagina. 
Niente Stephen King: impossibile fare lo sguardo marpione a una donna, col mostro di It che spia dalla copertina. Folgorazione! Alice ne paese delle meraviglie. Non la versione per piccini, disneyana: l'originale di Lewis Carroll: personaggi psicotici, demolizione di ogni logica, funghi con strani effetti, feste smodate ("Venendo via, vide Lepre e Cappellaio intenti a infilare il ghiro nella teiera"), figure amabili ("Tagliategli la testa -disse la regina con fare casuale"), e una bambina protagonista. Uh, quanto ci potrei ricamare su. 
All'appuntamento fatidico, alla libreria Open di Milano la prima impressione: le donne non erano le bruttone complicate che un maschio stolido e pregiudizio (tipo me) poteva temere. Cioè, alcune sì. Ma altre no. Perché le donne leggono: tutte, o quasi. Sicché la panoramica femminile era piuttosto completa. La concorrenza maschile, più da cliché: la maggioranza sfoggiava 1) faccia intelligente 2) fisico bolso 3) vestiti allarmanti. Poi, svelta occhiata ai libri: su venti, ne avevo letti meno di metà. Non è solo colpa mia! Sia donne che uomini avevano cose spiazzanti: il saggio di un noto antropologo (Desmond Morris), uno di Don Giussani. Nulla di quanto davo per scontato -sapete, Tolkien, Siddharta, Fabio Volo, Isabel Allende... E nessuna ha portato 50 sfumature di grigio. Troppo smaccato, dai. Ma più spiazzante, devo dirlo, la modalità del bookdate in questione. Non è un vero speed date con libro, ovvero cinque minuti a tu per tu con ogni donna, un minuto per cercare di sfogliarsi, gli altri quattro per cercare di spogliarsi. No, ci hanno sistemati intorno a un tavolone facendo presentare a ciascuno il proprio libro. Così ho ascoltato anche gli altri uomini. 
A essere biechi (tipo me) la cosa consente di studiare gli errori altrui. Però il tutto risulta meno eccitante e più serio. 
Non che siano mancati momenti interessanti, legati alla confutazione dei giudizi personali: inquadrare una persona dal libro che legge senza sentire cosa dice non è così diverso dal giudicare per un vestito. La bruna col classicone ottocentesco - Jane Eyre) mi ha fatto quasi venire voglia di leggerlo. La ragazza col bestseller di Ken Follett ha premesso con sincerità: "E' un libro un po' buzzicone, ma qualcosa mi ha insegnato".
La rossa con Le lacrime di Nietzsche, di Yalom, mi ha fatto intravedere una speranza di elevazione della mia anima (ma quando ho protestato pubblicamente per i mancati tete-a-tete ha smesso di guardare nella mia direzione). E persino la mia virile spocchia nei confronti de Il piccolo principe di Saint-Exupéry è caduta sentendo il passaggio più zuccherino, quello della volpe che vuole essere addomesticata, letto ad alta voce da una fanciulla cinese. 
Alla fine abbiamo stilato la pagella: accanto ai nomi dei partecipanti potevamo cerchiare un cuoricino (un po' compromettente), un caffè (un invito a rivedersi: soluzione più cauta) o nulla. Agli organizzatori il compito di fare da Cupìdi accoppiando cuori e tazzine, mandando i responsi via email. Certo, nulla vietava di gettarsi sulla preda da subito, ma aspettando un giorno ho scoperto di aver tirato due cuori e tre caffè: invece di un uovo oggi, cinque galline domani. E ora vi lascio, ho cinque libri da leggere. "



Bé, che dire? Ho riso tantissimo nel leggerlo, per la spensieratezza con cui è scritto e perché ancora una volta queste parole confermano il fatto che i libri sono anche una buona opportunità di conoscere altre persone con interessi simili ai nostri. Paolo, se mi stai leggendo ti auguro, da fan di Jane Eyre, tanta buona pesca e, ovviamente, tantissime interessanti letture. Enjoy!

Recensione: La magica medicina di Roald Dahl


LA MAGICA MEDICINA - ROALD DAHL





Partiamo dal presupposto che io odio il termine ‘libri per bambini’. Ho imparato a odiarlo da quando mi sono appassionata al genere, anche se mi rendo conto che ogni romanzo ha la necessità di essere catalogato. Per permettere a noi di scegliere cosa, quando e come leggere, e ai librai di indirizzare i clienti verso le giuste letture. 

In ogni caso odio questo termine perché preclude a noi presupposti adulti la possibilità di ritrovare, anche solo per qualche ora, il gusto spontaneo di perdersi in storie meravigliose che insegnano grandi verità: ogni libro ha qualcosa da dire, e nel caso di Dahl si tratta di raccontare realtà prive di complicazioni. Di tornare, anche solo per un istante, a vedere di nuovo tutto in bianco e nero -un lusso che solo i bambini si possono permettere. Roald Dahl è un nome conosciuto da grandi e piccini: quando ho acquistato La magica medicina il bibliotecario, un tizio grande e grosso che avrà avuto almeno trent’anni, mi ha confessato di amare senza condizioni tutte le sue opere; da lì si è inserita una signora di mezza età consigliandomi di leggere IL GGG, e poi è stato il turno di una madre con figlioletta al seguito -entrambe orgogliose di aver letto tutto quel che concerne questo autore. 
L’anima dei lettori Dahl la conquista grazie a quel senso d’intimità che ritroviamo in ogni suo personaggio; perché tutti, nella nostra infanzia, abbiamo dovuto combattere contro delle streghe (reali o immaginarie che fossero). I libri di Dahl sono popolati da tantissime streghe: ricordate la Signorina Spezzindue che ostracizzava la piccola Matilde?. In La magica medicina la strega è la nonna del piccolo George, un bambino di dieci anni che per porre fine alle angherie di questa terribile donna prepara una medicina molto speciale: gli ingredienti sono un po’ di olio di motore, un ricostituente per cavalli, una bomboletta di lacca spray… e le conseguenze, per la nonna, saranno a dir poco esilaranti. 
La magica medicina è un libro che nella sua grandezza parla di cose piccine; che insegna -come ogni libro per bambini che si rispetti- ai grandi a tornare bambini, e ai bambini il gusto della lettura, della favola non priva di aspetti decisamente ambigui, come il conflitto costante - oserei persino dire generazionale - che quasi ogni protagonista di Dahl si trova ad affrontare con i parenti -nonni o genitori che siano. 


Parole d'autore #1: George Orwell





Ogni venerdì conosceremo insieme un autore dei libri che più amiamo: citazioni, letture gratuite, biografie, aneddoti e tanto altro ancora.





Oggi parliamo di George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair); un uomo che è sicuramente qualcosa di più di uno scrittore: con la sua arte ha voluto, nel corso della sua vita, sensibilizzare il pubblico ai problemi di una società che stava vertiginosamente cambiando. Con incredibile chiarezza intravedeva all’orizzonte le minacce del comunismo totalitaristico sovietico, ma anche di tutte quelle innovazioni tecnologiche che ci avrebbero presto precipitato in una nuova epoca positivista (trattasi di quella fiducia esasperata, e anche un po’ sprovveduta, nelle scoperte scientifiche e tecnologiche; scoperte che nel giro di poco, come tutti sappiamo, ci avrebbero tradito, diventando potenti mezzi di manipolazione di massa). 
Orwell nasce nel 1903 e muore nel 1950, a soli 47 anni; la sua intensa carriera di scrittore e giornalista è caratterizzata dalla continua, tenace, instancabile lotta al comunismo di Stalin, ma anche dall’interesse per l’enorme potere che i mass media stavano progressivamente acquistando nella collettività. Reduce dalla seconda guerra mondiale, l’Inghilterra avrebbe adottato una politica filo-sovietica che Orwell contrastò apertamente: per reazione, i giornali cercarono di ostracizzare la sua produzione letteraria, screditando i suoi romanzi presso il grande pubblico. Non possiamo dire che Orwell accolse bene quella che si rivelò una vera e propria campagna di censura nei suoi confronti; nella postfazione de “La fattoria degli animali” Orwell criticherà duramente il suo Paese per avere, a sua detta, “cercato di ostacolare la sua libertà di parola”. 
Orwell è un precursore dei moderni autori di romanzi distopici: ma che cos’è la distopia? Nella pagina di Wikipedia dedicata al tema si dice che “Per distopia s'intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista. Il termine, da pronunciarsi "distopìa", è stato coniato come contrario di utopia ed è soprattutto utilizzato in riferimento alla rappresentazione di una società fittizia (spesso ambientata in un futuro prossimo) nella quale le tendenze sociali sono portate a estremi apocalittici.”
Non è una coincidenza se sulla pagina compare proprio la locandina di uno dei libri più famosi di Orwell: sto parlando di quel 1984 che lo ha consacrato a essere uno dei più talentuosi scrittori della prima metà del ‘900. 
1984 è la sintesi del lavoro di una vita, del pensiero di una vita: si nasconde, dietro agli intrecci di una trama ambientata in un futuro dominato da una società malata, una critica feroce e affilata al totalitarismo di Stalin e al modo in cui egli stava tentando di manipolare l’Europa con un’immagine completamente distorta di sé, del proprio governo ma anche di valori universali quali giustizia, verità, uguaglianza.



I suoi romanzi più famosi




L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un'esistenza "sovversiva". Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.




Gli animali della fattoria Manor decidono di ribellarsi al padrone e di instaurare una loro democrazia. I maiali Napoleon e Snowball capeggiano la rivoluzione che però ben presto degenera. Infatti Napoleon, dopo aver bandito Snowball, introduce una nuova costituzione: "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri". La dittatura e la repressione fanno riappacificare gli animali con gli uomini che ormai non appaiono più agli exrivoluzionari molto diversi da loro.




Il pensiero








letture gratuite in pdf


1984: 
http://vho.org/aaargh/fran/livres6/1984-it.pdf


La fattoria degli animali:
http://www.vho.org/aaargh/fran/livres5/animalfarmit.pdf






INTERVISTA AD ANN OWEN



ANN OWEN SI RACCONTA



E' risoluta, testarda e creativa. Insegue l'idea dell'amore folle, quello decantato dai filosofi e dalle autrici classiche, dai maestri dell'odi et amo. Tastiera e fantasia sono gli ingredienti grazie ai quali, nei suoi romanzi, crea quel mix esplosivo di tensione e sentimento che fa innamorare le sue lettrici. Si può essere realiste e sognatrici allo stesso tempo? Nei suoi romanzi lei ci dimostra che la risposta è affermativa. Ann Owen, amata (e criticatissima) autrice di romance storici, ha accettato di parlare di sé ai lettori del blog. 


Ciao, Ann, e grazie per aver accettato il mio invito. Il tuo libro ha destato molto scalpore tra blogger e lettrici: come sei riuscita a gestire una simile pressione?
È stato tutto così inaspettato che sono rimasta frastornata. Pensavo che il mio libro sarebbe finito in mano a una decina di persone al massimo e, invece, improvvisamente ne parlavano tutti. Che diamine era successo? Le mie aspettative di partenza erano molto basse – quando autopubblichi e non ti fai pubblicità, non pensi esattamente di diventare un bestseller – e sono stata colta impreparata. Quindi ho fatto l'unica cosa onorevole in questi casi: mi sono data alla fuga. Virtuale, s'intende. Per un paio di settimane sono stata lontana dal pc, ho staccato il wi-fi, e ho aspettato che il polverone si calmasse.  


Grande sarà stata la soddisfazione nel leggere le recensioni positive che hai ricevuto. 
Sì. Credevo che Schiava per vendetta sarebbe piaciuto a una nicchia molto piccola di ragazze; invece – con molti distinguo – è piaciuto alla maggior parte delle lettrici, e devo dirlo sinceramente? A me pare un miracolo. Hai capito, Guy, testone? Io nel libro ti dicevo che NON eri un mostro, ma forse lo pensavo, inconsciamente: invece le lettrici ti hanno voluto bene lo stesso.


Le recensioni negative, invece…
Quelle, in un libro come questo, sono inevitabili. Erano le uniche che mi aspettavo, in verità. Il libro non è facilmente digeribile: le lettrici che non sono riuscite a farselo piacere lo hanno detto e scritto senza mezzi termini, ed è giusto così. Solo sulle recensioni negative che inneggiavano (più o meno velatamente) alla censura ci ho visto un po' rosso. Ragazze che pensano di avere la saggezza e/o l'intelligenza di poter decidere quali siano le cose Buone e Giuste da leggere, ma per favore. Come direbbe Guy―ma no, meglio non riferire cosa direbbe Guy.    


Presenta a chi ancora non ti conosce il tuo romanzo.
Beh, è un libro erotico, per prima cosa, e BDSM per seconda, e molto spinto per terza, quindi se il genere piace, può piacere anche il libro.
Se non piace il BDSM, ma comunque lo si tollera, la trama del libro è carina – oltre al sesso voglio dire. (Posso ammettere di essere cotta dei personaggi di SpV, o suona molto male?)
Se si odia il BDSM, non si tollera l'umiliazione sessuale in nessuna forma e i rapporti Dom/sub non piacciono, allora è meglio stare molto, molto lontano da questo libro.
PS. La gentilissima intervistatrice Elisa (detta da ora in poi "la Capa") mi dice che la risposta sopra è striminzita. Uh. Il fatto è che... 
perché dovreste leggere questo libro?
Non lo so! 
Non credo che esista una risposta che vada bene per tutti. Posso allora dirvi perché lo amo io. Per tre cose, principalmente. 
La prima cosa sono i personaggi del libro. Sono imperfetti, tutti (tranne Jane, forse). Tutti hanno dei lati "umani troppo umani" che li portano a sbagliare, a fare cose scorrette; ma anche a fare cose bellissime. E amano, amano visceralmente. Questa è la cosa che mi scioglie. Non c'è calcolo nel loro amore: esiste e basta. Come il bisogno di respirare, come dirà Guy a un certo punto.
La seconda cosa è come è stato trattato il racconto storico. Il periodo vittoriano, come sapete, è stato piuttosto buio, pieno di perversioni, anche letali. Ma nei romance sembra che non sia importante, o che addirittura quel periodo sia fatto di rose e fiori: gli eroi aristocratici e/o ricchi che incontriamo nei libri vivono la loro vita indolenti, amano una sola donna certo, non sono pervertiti né sfruttano i poveri, ma sembrano non vedere il mondo cupo e crudele che li circonda. È una cosa che da sempre mi fa ribollire il sangue, e allora... allora, visto che scrivo romanzi, perché non cambiare il corso della Storia? Perché non mettere a posto le cose? Così è nata la Banda dei Coltelli, che incontrerete in SpV se avrete voglia di leggerlo. La Banda dei Coltelli è un gruppo di persone (aristocratiche o ricche o proletarie, anche), che fa un po' di giustizia, contro i potenti, per i più deboli. Mi piace moltissimo quella parte.
E poi mi piace la rivendicazione di libertà sessuale che c'è in SpV. Suona strano, vero? Eppure è un motivo che mi ha spinto ad essere proprio esplicita nella narrazione erotica. Vedete ragazze, gli erotici per donne, in genere, sono molto politically correct. C'è una grossa paura nel descrivere cose controverse (paura anche comprensibile se leggete le cose di cui hanno accusato SpV: turpitudine, misoginia, chi ne ha più ne metta). Ma ragazze, se vi fate convincere che esiste un modo giusto, e un UNICO modo giusto, di eccitarvi, in realtà vi private dell'eccitazione.
SpV è stato criticato perché i rapporti di dominazione tra Guy e Jane non sono finzioni consensuali, e perché non esiste una parola d'ordine per interrompere il gioco.
Ma invece sono finzioni consensuali, ed esiste la parola d'ordine! Non lo vedete? È una finzione tra il libro e la lettrice; e la parola d'ordine se si superano i limiti è "chiudere il libro". Non ha senso mettere una doppia finzione in un libro: i giochi (facciamo che io ero la prigioniera e tu il carceriere) vanno bene nella vita reali, ma in un libro è implicito, lo dice il nome stesso: è FICTION. È un "facciamo che". 
Ecco, ora mi sono dilungata da morire. La colpa è della Capa. Prendetevela con lei :)


Shopping in libreria:  modestia a parte, vicino a quale autrice vorresti vedere il tuo libro?
Emily Brontë. So che suona come un sacrilegio, ma posso rischiare un ulteriore linciaggio senza preoccuparmi troppo, ci ho fatto il callo :)



Il protagonista maschile di Schiava per vendetta è risoluto, affascinante ma anche crudele.  Cosa ha ispirato la nascita di un protagonista tanto controverso? Si tratta per caso di un ‘uomo di carta’? 
Più scrivevo di lui e più mi ricordava qualcuno. Alla fine ho capito: Heathcliff! Lo so che qualche ragazza è ora caduta dalla sedia, e ora si sta alzando, e ora sta alzando il pungo e imprecando contro lo schermo del pc maledicendomi in quattro lingue diverse: ma è così: Guy Spencer mi ricorda Heathcliff, e il suo amore eterno e folle per Cathy. È un amore che mi suggestiona da sempre; anche per Heathcliff esiste un filo doppio che lo lega, fin da piccolo, a Cathy. C'è un po' di loro due nei flashback di Guy e Jane bambini.



Letteratura: veicolo di messaggi morali o semplice svago per distrarsi dalla quotidianità? Cosa significa  per te leggere? 
Messaggi morali o svago? Ci ho pensato e ripensato, e la risposta a cui sono giunta è che... non lo so. Io racconto solo storie, e magari a posteriori posso anche trovare una morale nei miei libri, ma solo a posteriori: mentre scrivo niente è più lontano da me dal volere insegnare qualcosa. Voglio solo rendere giustizia a dei personaggi che, dentro di me, scalpitano per finire su carta. 
A me piace leggere perché mi piace arrabbiarmi, lottare, piangere e vivere tante vite, tante emozioni, rabbia e amore e tenerezza e... e tutto quello che solo un libro sa dare.


Amore e odio: secondo alcuni, due facce della stessa medaglia. Il tuo romanzo ci fa pensare che anche tu sia della stessa opinione…
Il fatto è che quando ami qualcuno, ovviamente questa persona diventa molto "forte" rispetto a te, e quindi può ferirti facilmente, farti soffrire, anche senza volerlo; per questo è facile che dall'amore si scivoli in altro, in un desiderio di rivalsa che suona un po' come "te la farò pagare per il dolore che mi hai dato". È un sentimento umano, che tutti abbiamo provato prima o poi. Un modo per sognare un riscatto, una specie di appiglio per superare il momento "buio". A volte chiamiamo “odio” questa complessa emozione, in mancanza di un altro termine che ne abbracci la contraddittorietà. Fino a che ci si limita a improperi e maledizioni mentali contro l'oggetto della nostra sofferenza/amore, comunque, può essere persino terapeutico; ma passare alle vie di fatto, come fa Guy con il ricatto, è chiaramente oltre ogni perdono!


Tra le regine del romanzo al femminile, quali scrittrici consideri una fonte di ispirazione? 
Oh. Cavolo, se devo parlare di autrici di romance non lo so proprio. Cambio idea velocemente, di solito mi affeziono ai romanzi ma raramente mi capita di affezionarmi a un'autrice. Sul versante "romance drammatico" mi piace la Kinsale, sia per l'originalità delle trame che per lo sperimentalismo che mostra nel linguaggio.
Sul versante "comico", mi piace la Quinn nello storico e Susan Elizabeth Phillips nel contemporaneo.


Il romanzo rosa in Italia: un genere a lungo sottovalutato, persino snobbato. Qual è il tuo pensiero a proposito dei pregiudizi a cui va incontro chi scrive e legge romance?
Io leggo moltissimi generi diversi, ma non nego di avere anche dei pregiudizi: ad esempio odio il fantasy, non mi approccio a storie che hanno come protagonisti i pirati (e quindi mi privo della McGregor, che da tutte viene definita bravissima), sto alla larga dalla fantascienza, fino a poco tempo fa non leggevo M/M (che adesso adoro)... insomma, non posso davvero criticare chi evita il genere rosa per partito preso. 
Però nella categoria "romanzo rosa" c'è di tutto un po'; molti libri "fotocopia", bisogna ammetterlo, e fotocopie sbiadite per di più; ma anche tanti libri originali o scritti bene, o profondi, o (che va bene lo stesso) piacevoli e frizzanti come una commedia romantica. Bisogna avere un po' di pazienza per trovare le cose migliori, ascoltare i giudizi di chi condivide i nostri gusti; il genere è così ampio che rifiutarlo a priori è una perdita per chiunque, uomo o donna che sia.


Perché hai scelto di diventare un’autrice di romanzi rosa? 
In verità non ho scelto di scrivere rosa, è che mi vengono in mente quelle storie lì. 


I tuoi libri parlano di donne - e alle donne. C’è qualcosa -un messaggio in bottiglia- che vorresti dire alle tue lettrici?
Vorrei solo spingerle a emozionarsi di più, credo. E convincerle a non sentirsi mai sbagliate. 


Auto-pubblicarsi, per te, ha significato intraprendere la “strada più breve”? Hai mai pensato di affidarti a una casa editrice? 
No, non ho mandato “Schiava per vendetta” a nessuna CE. L'ho considerato da subito troppo estremo.


Ai tanti autori auto-pubblicatisi, ai tanti esordienti e aspiranti scrittori italiani: c’è qualche consiglio che vorresti dare loro?
In verità no, credo che ognuno trovi la propria strada da solo. Il mio metodo, tra l'altro, non è tra i più consigliati: faccio sempre di testa mia, mentre in questi casi si raccomanda di ascoltare i suggerimenti di amici e parenti. L'unica cosa che mi sento di dire a chi deciderà di "buttarsi" nell'autopubblicazione è: non lasciarti mai abbattere! Andrai incontro a tante emozioni, alcune positive, altre negative; per queste ultime, fai un bel respiro, sfogati lanciando qualcosa, e vedrai: passeranno in fretta, rendendoti più forte e maturo. 


A distanza di mesi dalla pubblicazione del tuo libro, c’è qualcosa che vorresti cambiare o riscrivere?
No. Lo amo ancora come il giorno in cui ho scritto la sua prima parola.


Salutaci con una citazione che ami particolarmente e che ti ha guidata nella scrittura del tuo libro. 
Beh, non può che essere questa: "L'essere che, sotto il letto, aspetta di afferrarmi la caviglia non è reale. Lo so. E so anche che se sto bene attento a tenere i piedi sotto le coperte, non riuscirà mai ad afferrarmi la caviglia. (Stephen King)"