Cristina Zavettieri, autrice de Il figlio ribelle, si racconta a Ignis Fatuus.



Sogna il vero amore. E' lieto-fine dipendente, ama il dialogo con i lettori e pensa che scrivere sia prima di tutto un atto di grande coraggio. Cristina Zavettieri, autrice de Il figlio ribelle, ci racconta qualcosa di sé e della sua prima esperienza nel mondo del self-publishing.  



Ciao, Cristina, e grazie per avermi concesso questa breve chiacchierata. Ho seguito gran parte del percorso che ti ha portata a pubblicare Il figlio ribelle. Quella della scrittura è una strada costellata da esperienze indimenticabili, da momenti belli e meno belli. Cosa ricorderai, tra dieci anni, del periodo in cui stavi scrivendo Il figlio ribelle?

Ciao Elisa e grazie per avermi ospitata sul tuo blog. Mi hai fatto una domanda semplice e cercherò di essere meno dispersiva possibile. Se devo pensare a qualcosa in particolare, la prima che mi viene in mente durante la scrittura del romanzo è… Voi. Voi, i miei lettori. Sono nata su EFP, Il Figlio Ribelle ha visto vera luce su quel sito e lì ho avuto modo di “incontrare” persone splendide, sostenitori davvero esemplari e fiduciosi.Sono già passati tre anni, quasi quattro e mi sembra una vita. 
In secondo luogo penso allo stress, la frustrazione, le indecisioni, le paure che ho dovuto vincere e che probabilmente, se non fosse stato per i lettori, la mia famiglia e poche altre persone speciali conosciute durante questo percorso, non avrei mai preso la decisione di pubblicare.
Un pensiero va a mio nonno. La pubblicazione è andata quasi di pari passo con la sua scomparsa ed è come se avessi ricevuto una bella spinta dall’altra parte della carreggiata, per così dire.
Questo sarà ciò che sicuramente ricorderò.

Parliamo di libri. E di lieto-fine, un elemento imprescindibile di ogni romance degno di questo nome. Quali sono, per te, i migliori cinque lieto-fine che tu abbia mai letto?

I lieto fine variano da persona a persona, i gusti sono sempre molteplici. Per quanto mi riguarda, i migliori lieto fine letti sino ad ora -che non sono certo da classico happy-end- li ho ritrovati in libri non propriamente romance, come La Zia Marchesa di Nicoletta Agnello Horby (dove l’amore è cieco, sordo e stupido!). Storia di una Capinera, Uccelli di Rovo, Jane Eyre e Wuthering Height; non a caso sono i miei romanzi preferiti. 
Per quanto riguarda i romance devo citare la trilogia de Il Cavaliere d’Inverno di Paullina Simons, dove il sentimento d’amore è totalizzante in ogni forma e il finale è la degna conclusione di una vita ricca e vera, nuda e cruda. Questo è sicuramente il miglior finale, nel romanzo contemporaneo scritto da dieci anni a questa parte, di sempre. Potrei citare anche Bella e Innocente di Elizabeth Elliot, romance poco conosciuto, dove il brutto e il bello trovano un perfetto equilibrio.  

La protagonista di questo libro, Bianca, ha caratteristiche autobiografiche? Anche tu sogni il vero amore?

Bianca ha molto di me. È sognatrice, battagliera, grintosa, non si arrende mai. Un po’ troppo capricciosa, da nobile quale è. Anche io sogno l’amore con la A maiuscola e credo che nei romanzi sia più facile poterlo ricercare e… sospirare. In un romanzo muovo io i fili, mentre nella vita di ogni giorno bisogna lavorare molto per mantenere saldo un legame, soprattutto se e quando ne vale la pena. Non sempre è facile e questo per diverse ragioni. Tutti pensieri che ho espresso nel romanzo, perché credo che un buon libro (in generale) debba, prima di tutto, insegnare e portare alla riflessione.

Degli scrittori si dice che siano soprattutto egocentrici. Secondo te è vero?

Credo che l’egocentrismo sia insito in ognuno di noi, non sono nel mondo della scrittura. Sarebbe falso e ipocrita dire di non esserlo. Tutti vogliano essere amati, stimati, apprezzati nel lavoro come nella vita, anche i più timidi. Alcuni, però, lo ricercano meno di altri. Credo anche che molti scrittori perdano il senso della realtà, confondendo l’umiltà con ipocrisia e superbia. Sì, è vero e credo sia giusto esserlo, purché non si sfoci nel ridicolo. 

Come hai gestito l'insicurezza che, inevitabilmente, prende nel momento in cui si sta per pubblicare il proprio primo romanzo?

Dopo attimi di vero panico, disperazione e ansia mi sono detta: “Ma sì, o la va o la spacca!”. Comunque vada ho fatto qualcosa di buono per me, per chi da anni aspettava di leggere Il Figlio Ribelle e per chi, per la prima volta, si avvicinerà al mio mondo. Non pretendo molto da questo romanzo – anche se gli ho dato anima e cuore, ore di sonno perse e momenti negati ad amici e famiglia – perché è stata una prova. Una scommessa con me stessa. Mi auguro solo che abbia fatto sorridere, ridere, sognare e regalato un momento di svago. Penso sempre a chi torna stanco da casa e vuole semplicemente distrarsi, magari ha il mio libro sotto mano e riesce a estraniarsi dalla routine. Se ci sono riuscita,e se riuscirò in questo, mi sento già una vincente. Ricapitolando mi sono sforzata di essere positiva.

Se avessi la possibilità di rendere reale per un giorno uno dei tuoi personaggi, chi sceglieresti?

Federico. Federico, assolutamente (e qui sento un coro da parte delle lettrici!) Lui è spontaneo, genuino, divertente, vero. Sì, se avessi questa possibilità non esiterei un istante. 

Perché 'Il figlio ribelle'?

Quando ho cominciato a pensare a questo romanzo – reduce dalla visione di “Ferdinando e Carolina” della Wertmüller – avevo un’idea in testa: creare un personaggio che incarnasse le debolezze di un sovrano, ovvero Ferdinando. Da molte biografie si racconta della condotta sconsiderata, tipicamente popolare di questo re e così, mi sono detta: perché non scrivere la storia di un figlio illegittimo? Qualcuno che, chissà, magari sarà anche esistito. Qualcuno ribelle, proprio come Re Nasone. Federico si ribella alla nobiltà, di cui fa parte, disprezza il padre biologico e non chiude gli occhi davanti ai soprusi, spesso perpetrati ai danni della povera gente da chi si sente superiore per nascita e diritto.

Un'ultima domanda, ma forse la più importante. Devi sapere che io, tra i tanti lavoretti che ho fatto, sono stata anche una promoter. In un universo vasto come quello dell'editoria, perché i lettori dovrebbero scegliere di leggere proprio il tuo libro?

Questa è una di quelle domande difficili da rispondere e ti ringrazio per avermela proposta. I lettori dovrebbero scegliere il mio libro perché, a dispetto di molti altri romance è ambientato in Italia, è scritto da un’italiana. Nel mio romanzo si parla della Napoli di un tempo, si richiama la storia tanto tristemente poco considerata del Sud. Si parla di Storia e non solo della storia d’amore fra i protagonisti e si sorride, si piange, si ride e si sogna. 



IL FIGLIO RIBELLE.Nel Regno delle Due Sicilie di Ferdinando I di Borbone, si racconta di Federico Dalla Croce e della bella che rapì il suo cuore, Bianca Di Albano. Tra segreti, intrighi, guerre e balli in maschera, l’amore che voleva essere consumato e doveva essere ascoltato. Una storia avvolgente e sensuale tra un anticonformista e ribelle baronetto e una dolce quanto pericolosa donzella in una Napoli vivace e tumultuosa. 


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