GIOVANNI VERGA - STORIA DI UNA CAPINERA

GIOVANNI VERGA 
STORIA DI UNA CAPINERA



<<Avevo visto una povera capinera chiusa in gabbia: era timida, triste, malaticcia ci guardava con occhio spaventato; si rifuggiava in un angolo della sua gabbia, e allorché udiva il canto allegro degli altri uccelletti che cinguettavano sul verde del prato o nell'azzurro del cielo, li seguiva con uno sguardo che avrebbe potuto dirsi pieno di lagrime. >>

Dopo un commento velenoso come quello che ho scritto riguardo al libro Tutto ciò che sappiamo dell'amore, sono felice di parlarvi di un classico che ho apprezzato molto, e che con il passare delle settimane - mentre il mio pensiero continuava a posarvisi sopra, cercando di scandagliare la psicologia dei personaggi, riassaporando i passaggi che più mi hanno emozionata - mi è diventato ancora più caro, e che penso entrerà a far parte della mia ristrettissima lista degli indimenticabili - uno di quei libri che fra qualche tempo rileggerò con piacere, e che consiglierò alle persone a me care. 
Storia di una capinera è racconto epistolare di appena cento pagine, ma la scrittura di Verga è densa e sublime: la sua scorrevolezza mi ha sorpresa non poco, considerando il fatto che il mio approccio con gli autori classici italiani è quasi sempre finito con un incontenibile sbuffo di noia o di esasperazione. 
Già nelle prime pagine veniamo catapultati nella splendida, incontaminata campagna siciliana, e nella mente ancora più pura di Maria, giovane educanda dall'animo ingenuo che per la prima volta nella vita scopre cosa significhi vivere, avere una famiglia, poter riversare il suo affetto su qualcuno: fin dalla tenerà età di sette anni, infatti, Maria è stata rinchiusa in un convento di clausura, ma un'epidemia la costringe a tornare per qualche settimana nella casa paterna, in cui non mette piede da anni, ed è qui che comincia la sua storia.
Una matrigna egoista e meschina, una sorellastra viziata e insensibile, un padre assente e distratto. E il primo vero, grande amore, che per la protagonista rappresenterà l'inizio della fine. 
Il candore di Maria è un colpo al cuore, e all'inizio questa sua eccessiva integrità mi è sembrata sconfinare ai limiti dell'idiozia: la sua ostinazione nel vedere intenti altruistici nel comportamento a dir poco malvagio della matrigna, l'assenza di pensiero critico nei confronti del padre e della sorellastra. Poiché se presa singolarmente Maria è un personaggio patinato, superficiale; profondo se interpretato come manifesto dell'interpretazione verghiana della vita e del destino, di quello che i critici chiamano verismo, ma senza alcuna sfumatura che la arricchisca a livello umano; che permetta al lettore di affezionarvisi come persona e non come figura retorica. Ma forse erano proprio queste le intenzioni dell'autore, poiché Maria non è che un mezzo di cui Verga si serve per denunciare la condizione sociale delle donne che in passato venivano chiuse in convento, nella maggior parte dei casi contro la loro volontà. Alcune raggiungevano i limiti dell'umana follia, altre si rassegnavano a quella monotonia, a vivere una vita priva di colori, e la cosa più affascinante è il fatto che Verga è assolutamente impietoso nel descrivere un simile, desolante quadro sociale: il destino di Maria è segnato fin dalle prime pagine, e il suo folle amore per il volubile Nino non è che la condanna per aver desiderato di cambiare le cose, di cambiare vita, di poter avere qualcosa di più. Un amore che per Verga è anche uno strumento atto a far emergere il lato più oscuro di Maria: la sua follia, il suo disperato bisogno, il desiderio, la gelosia, la rabbia  e il senso d'ingiustizia... ma soprattutto la fame di vivere.
La condanna sociale è contrapposta al fatalismo che caratterizza questa novella, creando un contrasto quanto mai suggestivo. 
Una scrittura asciutta e poetica a un tempo, la storia di un amore viscerale e crudele visto con gli occhi di una donna che fa dell'abnegazione la sua condanna. 
Consigliato. 




Lo sapevi che... ?

La capinera è un uccello appartenente alla famiglia dei Silvidi caratterizzato, negli esemplari maschi, da un ciuffo nero sul capo, e negli esemplari femmina da un ciuffo marrone chiaro; la sua classificazione scientifica è Sylvia atricapilla.
E' un uccello vivace, timoroso, socievole e mite, spesso sta tra il fogliame di alberi e cespugli. Il canto della Capinera ha inizio con la primavera ed emesso in sordina; con l'avvicinarsi dell'epoca degli amori aumenta d'intensità sino a raggiungere la sonorità piena. L'interpretazione varia da individuo a individuo.
Fonti: Wikipedia e  http://digilander.libero.it/verdecammina/capinera.htm
 
 

2 commenti:

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  2. Ciao ^^ Sono una nuova follower del blog :) Sei una divoratrice di libri anche te, se non sbaglio XD Da oggi tornerò a trovarti...spero questo ti renda un pochettino felice :) Se mai volessi passare da me sei la benvenuta :)

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