Il libro: Una ragazza tenace e sfortunata, figlia della povertà dei campi, vittima dell’uomo e dell’età industriale: è Tess dei d’Urberville, protagonista di uno dei capolavori del romanzo vittoriano. La tranquilla contea inglese del Wessex, antica denominazione anglosassone del Dorset, è teatro di sordide vicende e di soprusi: l’ingenua Tess, ultima rappresentante di una nobile famiglia decaduta, viene sedotta e abbandonata in giovane età, costretta a seppellire un figlio nato malato, battezzato da lei stessa con il significativo nome di Dolore. Condannata come “donna perduta” dall’opinione comune, non si arrende alla propria condizione: cerca il riscatto attraverso il lavoro e il matrimonio con Angel Clare, figlio di un pastore evangelico, turbato dal passato tormentato della moglie. In un crescendo di vicende drammatiche, Tess troverà riposo solo all’ombra dell’antico tempio pagano di Stonehenge, come una vera vittima sacrificale dei tempi moderni.
Edizione: Bur
Prezzo: 10,00 euro
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Tess dei D'uberville è un libro di una bellezza particolare: Thomas Hardy è uno scrittore molto raffinato, e questa delicatezza traspare in ogni sua parola, in ogni riflessione, persino nella caratterizzazione dei personaggi poiché tutti specchio di una società profondamente contraddittoria e piena di zone d'ombra. Un ritratto che stimolerà il lettore che ama, come disse Elizabeth Bennett, ''lo studio della natura umana''.
Questa è a tutti gli effetti una commedia -o meglio, una tragedia- di caratteri: la trama, se fine a se stessa, occuperebbe sì e no un centinaio di pagine, ma l'autore ci fa conoscere dei personaggi a tutto tondo: ognuno di essi ha i suoi demoni e le sue paure, ognuno di essi deve scegliere se abbandonarsi a un fato volubile e liberatorio - un fato tanto schernito da Hardy, ma questo suo disprezzo non mi ha affatto convinta- o se, al contrario, cercare con ogni mezzo e a qualunque costo di migliorarsi e di essere felice.
La felicità è poco più di un'utopia per Tess, la nostra sfortunata protagonista: era solo una ragazzina quando il suo perfido 'cugino' l'ha violentata, anche se lei stessa non osa pronunciare questa terribile parola, poiché all'epoca in cui è ambientato il romanzo gli uomini erano sempre scusati, mentre le donne, vittime dei loro capricci e appetiti, non potevano che darsi la colpa di quanto successo e ritirarsi in sordina... come se non bastasse, la società le condannava in quanto 'donne perdute', indegne di qualsiasi sentimento di pietà o comprensione.
Nonostante ciò, Tess commette l'imperdonabile errore di innamorarsi e di provare a essere felice: un errore che pagherà molto caro e che la porterà a percorrere un sentiero del tutto inaspettato.
E' molto interessante il contrasto, così sapientemente descritto da Hardy, tra la classe contadina e la piccola nobiltà inglese. Entrambe non sono prive di ipocrisie e paradossi, entrambe schiave di convenzioni e pregiudizi. Se Hardy parla con sarcasmo misto a condiscendenza della meschinità, della volgarità, della grettezza dei contadini che abitano le campagne (una ristrettezza mentale strascico dell'ignoranza e di una vita poco avvezza al piacere fine a se stesso) si diverte anche a mettere in luce la mentalità bigotta e classista di nobili e borghesi -non dimentichiamoci che sarà un dandy dal sangue blu a rovinare Tess.
Un classico decantato in tutto il mondo, che vanta tantissimi estimatori, ma che io ho apprezzato solo a metà: la scrittura di Hardy è prolissa, pesante, il suo romanzo si salva in extremis grazie alla bellezza delle descrizioni dei paesaggi e della natura dell'essere umano -una natura volubile e meschina, ma con qualche punto di forza: Tess è uno dei personaggi più belli e sfaccettati di questo libro; la sua capacità di pentirsi, la sua tenacia, il suo essere priva di malizia e artifici non possono che renderla un'eroina indimenticabile e che lascia il segno.
Mi affascinano le atmosfere ottocentesche e i romanzi che mettono in luce le contraddizioni sociali e relazionali di quel periodo. Trovo che il tratto pesante di tanta (ma non tutta) scrittura del periodo sia un segno del proprio tempo, ed è un tratto che, personalmente, mi affascina, proprio perché legato a doppio filo alle vicende narrate. Finora per me questo testo era poco più che un titolo, ora, conoscendone la trama e le tue impressioni (soprattutto su Tess), lo terrò presente!
RispondiEliminaAnche a me lo stile degli autori classici ha sempre affascinato; in alcuni di loro la tendenza a essere prolissi è persino piacevole (uno fra molti è Balzac, le cui descrizioni, per quanto lunghe e inutili, sono anche molto suggestive. Ma Tess dei D'uberville mi ha messo davanti a molti limiti: discussioni teologiche e filosofiche che ho fatto molta fatica a comprendere, una contraddizione di fondo che mi ha disorientata -Hardy schernisce il pensiero fatalista dei contadini, ma al tempo stesso sembra sottoporlo, questo fatalismo, ai suoi personaggi con una sorta di perverso compiacimento. Ma ho anche amato come ha descritto Tess -si vede che lo stesso Hardy tiene molto e guarda con benevolenza la sua protagonista- e il fatto che uno scrittore uomo, in una società dominata da uomini, riesca a distaccarsi da una mentalità così maschilista -mentalità che anche gli intellettuali più colti e illuminati non potevano fare a meno di condividere.
EliminaInsomma, è stata una lettura molto controversa, questa, e ci sarebbero molti spunti di riflessione da fare... forse proprio per questo motivo ti consiglio questo libro: da quel poco che so di te mi pare di aver capito che ti piacciono le letture impegnate e che fanno riflettere, e a questo proposito Tess dei D'uberville è il libro ideale :)
Leggo un po'di tutto, ma, in effetti, amo soprattutto i classici, e trovo che quelli ottocenteschi abbiano molti spunti, con annesse divagazioni-mattone. Quando citi le riflessioni teologiche o filosofiche di Hardy mi vengono in mente le ampie sezioni di Anna Karenina in cui si parla di argomenti simili (oltre che di questioni amministrative che ho trovato incomprensibili): penso sia la spia dell'impegno sociale che molti autori del periodo si proponevano, non senza una buona dose di prolissità, e, anche se per noi possono essere (così è stato anche per me) passaggi pesanti, danno ai testi una precisa caratterizzazione. Grazie ancora del consiglio! :)
EliminaPrima o poi lo leggerò!Primo passo comprarlo, dalla libreria poi arriva sempre il suo turno :)
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