Gli indimenticabili: Storia di un uomo di Fred Uhlman






FRED UHLMAN - STORIA DI UN UOMO

Come potrete notare, questa volta ho scelto una cover un po' meno frivola, soprattutto perché il libro di cui sto per parlarvi frivolo non lo è neanche un po'.
Fred Uhlman, artista dalla fama internazionale, si è in poco tempo trasformato in uno dei miei scrittori preferiti, non solo perché L'amico ritrovato è uno dei romanzi più belli e indelebili che io abbia mai letto -sì, indelebile è forse uno strano aggettivo da attribuire a un libro, ma è questa l'essenza di quel breve e intenso racconto scritto più di quarant'anni fa... racconto di cui non mi stanco mai di parlare, a dimostrazione di come le parole, anche a distanza di anni, riescano a lasciare un'eco dentro ciascuno di noi; le parole possono annullare qualsiasi distanza: non solo la distanza spazio-temporale, ma soprattutto quella emotiva, dandoci la sensazione di intrufolarci silenziosamente nella vita dell'autore, che scrivendo ci regala una parte di sé, che ci permette di conoscerlo, di capire le sue ragioni, le sue paure, la sua rabbia, la sua solitudine.
Il suo sconcerto.
Fred Uhlman, nella sua biografia, che si legge come e meglio di un romanzo, è soprattutto un uomo sconcertato quando ci racconta di uno dei periodi storici più tristi e drammatici del secolo scorso.
L'ascesa al potere di Hitler. Le leggi razziali, che lo costrinsero a rifugiarsi prima in Francia e poi in Inghilterra -quest'ultima diventerà la sua seconda patria.


Gli anni in cui si vide costretto a spogliarsi della sua identità nazionale -lui era anzitutto un tedesco, fedele al popolo e al governo germanico, e sia dall'uno che dall'altro fu disconosciuto. Dell'ebraismo sapeva poco o niente, poiché era cresciuto in una famiglia laica; Fred sapeva solo di avere una madre ignorante, un padre infelice e un destino incerto davanti a sé.
Sapeva, però, con meraviglia sempre crescente, che la guerra era alle porte e che dalla Germania se ne sarebbe dovuto andare, che in quel paese, culla di alcuni degli artisti più illustri del XX secolo, non c'era posto per un ebreo.
A differenza di molti ebbe il coraggio di fuggire; gli anni successivi trascorsero in un deambulare perplesso e infruttuoso, tra i quartiers populaires di Parigi, le viuzze strette e malfamate, gli artisti emergenti, gli scrittori disillusi, i bohémiens, <<uomini e donne che passavano lì tutta la vita a chiacchierare e ubriacarsi>>.

Un des priviléges de la bonne ville de Paris, c'est qu'on peut y naître, y vivre, y mourir san que personne fasse attention à vous. 

"Uno dei privilegi di Parigi, la bella, è che puoi nascerci, viverci e morirci senza che nessuno se ne accorga."
Nei malfamati locali frequentati da artisti, visionari e naïf di dubbia reputazione, incontra anche alcune delle figure più emergenti dell'epoca: Picasso, De Chirico, Utrillo.
Successivamente fonda un paio di attività commerciali destinate a fallire. Scopre la pittura. Capisce di avere talento. Inizia a dare sfogo alla sua creatività, ma la vita da esule non è facile, tanto più che la guerra è sempre più imminente: non ha un posto in cui vivere, non ha amici; abbandonato a se stesso, fugge in Corsica, dove una svolta inaspettata lo spinge ad avventurarsi in Inghilterra.
Non sa molto degli inglesi, del loro stile di vita, ed è abbastanza saggio da intuire che aver letto i libri di Shakespeare non lo aiuterà a confondersi tra gli originari del luogo. 
Ma Fred, che nei suoi scritti si definisce <<un ragazzo timido, tanto sensibile da risultare quasi morboso>>, ha ormai superato i trent'anni, qualcosa del mondo l'avrà pure imparata.
In Inghilterra si sposa e fonda la Free German League of Culture, <<con l'idea di unire le migliaia di profughi tedeschi in Inghilterra in un'efficace organizzazione antinazista>>.
Il suo stile diventa asettico, pur non perdendo quel tocco lieve ed evocativo che lo contraddistingue; non si sdilinquisce in ordinari racconti di vita quotidiana: si limita a raccontare dei fatti. La caduta di Praga, l'avanzare dell'esercito tedesco, la drammatica situazione degli ebrei sottoposti alle leggi razziali. Fu componente attivo nella lotta contro il nazismo.


<<E' arrivato, credo, il momento di dare un taglio. Non che gli anni dopo la guerra siano stati privi di interesse -in realtà, sono stati i più piacevoli, i più facili e, però, anche i meno significativi>>. 

E Fred Uhlman aveva le sue idee in fatto di fama e popolarità. 

<<E' la storia di un uomo... la cui unica ambizione, ahimè irrealizzabile, è raggiungere le stelle non con un razzo ma con la propria arte>> 


, scrive in tono amareggiato. Ma il bello di questo libro è che la sua grandiosità si trova da tutt'altra parte. 

<<La ragione per cui ho raccontato la mia vita non è perché avessi grandi avvenimenti da immortalare ma perché è la storia di un uomo medio e del suo tempo. Di un uomo, il quale, sorpreso da uno degli uragani più furiosi della storia, è sopravvissuto a un disastro che ha inghiottito interi continenti e milioni di persone migliori e meno fortunate>>. 

E' una grandiosità che si concentra nei dettagli, nella sensazione di intimità che Uhlman riesce a evocare in chi legge, con uno stile e un'abilità propria dei grandi scrittori. L'intimità è, credo, una delle massime ambizioni a cui un autore possa aspirare; soltanto un vero talento può riuscire nell'intento.
Per questo dico che Uhlman è uno scrittore sui generis e concordo perfettamente con l'introduzione che capeggia nella prefazione de L'amico ritrovato

<<Fred Uhlman è una di quelle rare figure nell'ambito della letteratura che con un solo libro, peraltro scritto in tarda età, nel 1971, lascia un segno indelebile della propria presenza>>

Ma non è solo l'Amico ritrovato che lo rende una figura straordinaria; Storia di un uomo, la sua biografia, riconferma il suo enorme talento e catapulta il lettore nella prospettiva di un artista deluso dalla propria arte, inconsapevole del dono che ha fatto ai suoi milioni di ammiratori, e che ripercorre la seconda guerra mondiale e le atrocità che furono perpetrate in quegli anni con una vividezza e una spontaneità che finora non mi era mai capitato di incontrare in un libro.




Consiglio musicale:







 Fred Uhlman - Harbour Entrance




Fred Uhlman - City View (1932)








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