I molti talenti di Mary Shelley. 


Per la serie 'se volete far colpo sulla gente, evitate di rivelare di non sapere chi diavolo sia Frankenstein.

Lo so, lo so. Faccio schifo. In realtà mi vergogno terribilmente di non aver mai letto un pilastro della letteratura gotica come Frankenstein. E comunque ho deciso di rimediare. Come? Ma leggendo il libro, ovviamente. 
Però. 
Chi mi conosce sa che il filone fantascientifico non potrà mai ammaliarmi come una storia «di amore e di guai»; è per questo che, leggendo la biografia di Mary Shelley, sono rimasta letteralmente stregata dai suoi trascorsi: la sua vita è stata una serie di avventure rocambolesche, una più interessante dell'altra. 

CHI E' MARY SHELLEY. 
Anzitutto, ho scoperto che sua madre era nientepopodimeno che Mary Wollstonecraft, famosissima filosofa, scrittrice ma soprattutto -soprattutto!!- colei che è considerata la fondatrice del femminismo liberale. Nonché autrice di 'Rivendicazione dei diritti della donna' (A Vindication of the Rights of Woman), altrettanto celebre opera su cui si basano i pilastri del femminismo moderno. Scritto che ho sentito nominare in decine e decine di libri, a partire dagli Harmony più spicci ai romanzi di Dacia Maraini, Virginia Woolf, Ira Levin, Margaret Mazzantini e molti, molti altri.
Insomma, gli antenati di Mrs.Shelley non sono affatto malaccio, che dite?
Ma la parte interessante deve ancora arrivare.  
Per questo motivo ho deciso di copia/incollarvi un breve, divertentissimo saggio sulla vita dell'autrice del famosissimo Frankenstein redatto da Mario Praz.
Per interpretare bene le sue parole, però, è necessario sintetizzare velocemente la biografia di Mary Shelley. 

-Mary Wollstonecraft Godwin nasce a Londra il 30 agosto 1797, figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, nota letterata, madrina del femminismo, e del filosofo e politico William Godwin. 
La madre muore dodici giorni dopo il parto, lasciando una seconda figlia, Fanny, frutto di una precedente relazione con lo statunitense Gilbert Imalay. 

-Nel 1801 il padre sposa Mary Jane Clairmont, vedova e già madre di due figli, con la quale Mary si scontrò per tutta la vita. Godwin educa Mary in maniera molto informale, incoraggiando le sue inclinazioni e permettendole di interessarsi alla politica. 
Nella casa paterna, frequentata da numerosi intellettuali, Mary compie letture vaste, composite, da autodidatta. 
Si accosta alla scrittura in tenerissima età.

-  Nel 1814 Mary si innamora di uno dei discepoli di Godwin, Percy Bysshe Shelley, all'epoca già sposato con Harriet Westbrook. Assieme alla sorellastra Claire Clairmont  Mary fugge in Francia con Percy. La coppia,  dopo aver attraversato insieme l'Europa, deve rientrare in Inghilterra per mancanza di soldi, assediata dai creditori e osteggiata dalle famiglie.
Mary è incinta di Percy e la bambina che ne nasce muore pochi giorni dopo il parto prematuro, senza aver ricevuto nemmeno un nome. Nello stesso anno Mary, Claire e Percy vanno a vivere a Somers Town, grazie anche al sostegno economico di alcuni amici che condividono i loro ideali. 

- Nel 1816 nasce William, il primogenito di Mary e Percy Shelley. Claire conosce al Drury Lane Theatre Lord Byron, dal quale viene sedotta, messa incinta e abbandonata. 
Convinta dalla sorella, Mary acconsente ad affittare un piccolo alloggio in Svizzera, dove Byron risiede, esule, con il medico Polidori. I due stringono una profonda amicizia e Byron lancia la sfida di scrivere un racconto d'orrore. E così che nasce Frankenstein.
«Il tempo era freddo e piovoso; la sera ci raccogliavamo attorno a un gran fuoco di legna e ci divertivamo a leggere storie tedesche di fantasmi, che ci erano capitate per caso fra le mani. Queste letture destarono in noi un burlesco desiderio di emulazione. [...] Ma il tempo si fece improvvisamente sereno;  i miei due amici mi lasciarono per un'escursione sulle Alpi e, fra gli splendidi panorami che si presentarono ai loro occhi, perdettero ogni ricordo delle loro macabre fantasie. Il racconto che segue è il solo che sia stato condotto a termine
(Da Prefazione di Frankenstein)». 

-Nello stesso anno Fanny, la sorellastra di Mary, si uccide. Due mesi dopo si toglie la vita anche la prima moglie di Shelley, gettandosi in un canale. Il 30 dicembre Mary e Shelley si sposano. 

- Nel 1817 gli Shelley si trasferiscono a Marlow, sul Tamigi, insieme a Claire che nel frattempo ha dato alla luce Allegra. Stringono amicizia con Keats. 

- Nel 1818 esce Frankenstein, ovvero il moderno Prometeo, anonimo, con la prefazione di Percy Shelley. 

- Nel 1823 la figlia di Claire, Allegra, muore in convento di febbre tofoidea. Nello stesso anno Mary e Percy si trasferiscono in un piccolo villaggio di pescatori nel Golfo di Lerici. L'8 Luglio Percy Shelley viene sorpreso da una tempesta e muore in mare. 
Negli anni seguenti Mary si dedica alla revisione delle opere del marito; fra il 1825 e il 1830 scrive istancabilmente, pubblicando diversi racconti e articoli sui giornali locali. 

-Nel 1841, per festeggiare la laurea del figlio Percy a Cambridge, Mary organizza col figlio un viaggio in Svizzera, Italia e Germania. 
G.Byron, spacciandosi per il figlio di Lord Byron e sostenendo di possedere alcune lettere a lei destinate, le estorce ingenti cifre di denaro e, soprattutto, danneggia gran parte dei manoscritti del marito, in particolare quella che documenta i rapporti tra Shelley, Byron e Keats. 

Mary Shelley muore il 1 febbraio 1851 a causa di una serie di attacchi apoplettici che l'avevano lasciata semiparalizzata. Viene sepolta a  Bournemouth (Inghilterra) nella tomba di famiglia. Per il primo anniversario della morte di Mary, la coppia decide di aprire il cassetto della sua scrivania. All'interno trovano le ciocche dei capelli dei suoi figli, una quaderno compilato assieme a Percy e una copia del suo poema Adonais con una pagina ripiegata attorno a un involto di seta contenente le ceneri del cuore di Shelley. 


Insomma, i più blasfemi di noi direbbero 'niente male per una tizia che ha vissuto a mala pena cinquant'anni, che ha ricevuto un'educazione molto intellettuale e che si è circondata di alcuni dei più celebri scrittori dell'epoca!

Ma comunque. La parte più interessante di questo post arriva ora, perché Mario Praz (1896 - 1982, politico, scrittore, critico) riesce a riassumere la vita di Mary Shelley con parole argute, ironiche e terribilmente spassose! E' grazie al suo saggio che mi sono appassionata a questa scrittrice, ed è sempre grazie a lui se ho già in mente di ordinare un sacco di biografie sulla vita di Mrs.Frankenstein, nonché tutte le sue opere -o almeno, quelle reperibili in Italia.


Dal saggio di Mario Praz (Bur, Frankenstein, o il moderno Prometeo, 2010).

«Prodigiosa com'è la vita di Shelley, non sorprende che dovesse aver qualcosa di prodigioso anche quella di colei che era destinata a essere la sua seconda e veramente eletta sposa. 
Grandi cose si attendevano gli amici dall'unione del filosofo rivoluzionario William Godwin e dalla bella e intellettuale Mary Wollstonecraft, che aveva osato vivere con quella libertà che Godwin predicava nei suoi scritti. Quasi avevan pronosticato 'Secol si rinnova' da quell'unione dei 'due più grandi uomini del loro tempo' che 'non avrebbero avuto pari nella generazione presente': matrimonio a cui il filosofo anti-matrimoniale e comunista aveva cercato di dare un carattere sui generis seguitando a vivere sotto un tetto diverso da quella moglie, sicché quell'intervallo di venti porte che separava le due case bastava a tener tranquilla la sua coscienza di apostolo del libero amore. 
La nova progenie risultante dal 'più puro e raffinato stile d'amore', come il filosofo definiva il suo affetto per la Wollstonecraft, avrebbe dovuto essere un piccolo William, e invece fu una piccola Mary: assistè al parto (30 agosto 1797) un dottore dal nome sinistro, Poignard, e infatti la povera madre soccombette. Non passarono tre settimane che fu chiamata a studiare il cranio della bambina un frenologo, perché alla fine del '700 le teorie di Lavater erano in gran voga, come ai nostri tempi quelle di Freud, e il grave scenziato osservò che la fronte e l'arco sopraccigliare rivestivano segni di acuta sensibilità e d'irrabilità (non però di irrascibilità!) e che la bocca aveva i contorni dell'intelligenza, sebbene 'essa era troppo affaccendata per poterla osservare a dovere'. 
Lasciamo così Mary poppante e ritroviamola quindicenne insieme alla nuova famiglia Godwin, ché il filosofo nel 1801 non aveva esitato a sacrificare di nuovo i suoi principi sull'altare d'Imene, tanto la sua vanità era stata lusingata dall'esclamazione di Mrs. Clairmont sua vicina, che dal balcone l'aveva così salutato: 'è mai possibile che colui che io contemplo sia l'immortale Godwin?'. 
Questa nuova unione produsse una confusione considerevole in quelli che il filosofo chiamava 'i giovani rami della nostra famiglia'. 
Ché oltre a Mary c'erano: Fanny Imlay, frutto di un primo amore della Wollstonecraft, Charles e Jane (poi nota come Claire) Clairmont, figli del primo matrimonio di Mrs Clairmont, e infine il tanto desiderato William, nato dalle seconde nozze di Godwin. 
Si giudichi se, nonostante le difficoltà finanziarie, il filosofo non compisse lodevoli sforzi per 'migliorare l'animo e il carattere' di quei 'giovani rami': ecco Williams che da un piccolo pulpito appositamente eretto legge un saggio a Mary su 'l'influsso dei governi sul carattere del popolo'. 
Così istruita, Mary fu scoperta da Shelley, che a quel tempo era intento a fare insorgere contro il tiranno il popolo d'Irlanda: impresa che egli giudicava facile, appenaché gl'Irlandesi fossero giunti a 'una reale conoscenza della Virtù e della Saggezza' -una piccola premessa che egli confidava di attuare lanciando opuscoli da un balcone di Dublino ai passanti il cui aspetto paresse promettente. 
Nel 1814 Shelley e Mary si sentirono anime sorelle. 
'Una voce vibrante chiamò: Shelley! Una voce vibrante rispose: Mary!. Ed egli scattò fuori della stanza, come freccia a un arco.'
Così racconta Hogg nella sua Vita di Shelley. Il 28 luglio di quell'anno Shelley fuggiva dall'Inghilterra con Mary, accompagnata da Claire Clairmont. Costei si era messa alle costole di Mary, e non doveva più lasciarla in pace. 
Per comprendere tutto il peso di questo attaccamento di sanguisuga, occorre scendere al 1850, quando Mary (doveva morire il 21 febbraio 1851), alla nuora che voleva lasciarla sola con Claire, credendo che le due donne avessero molto da dirsi dopo un periodo di lontananza, si raccomandava: 'non mi lasciar sola con lei, è stata il veleno della mia vita fin da quando avevo tre anni!'.
Singolare luna di miele di Shelley! 
Al mercato di Parigi il poeta acquista un somarello, che avrebbe dovuto portarli sul dorso in Svizzera; ma il somarello che non conosceva Virtù e Saggezza più degli irlandesi, era così debole che voleva esser portato lui, sicché fu cambiato con un mulo, e su questo cavalcò Shelley che s'era dato una storta alla caviglia, e dietro a lui marciavano le due donne vestite di seta nera. 
Ma la storia delle vicende coniugali di Shelley con Harriet e con Mary è così nota che poco han da aggiungervi i moderni biografi. 
Certo, checché ne dicesse il frenologo, Mary doveva possedere ben poca irritabilità se potè diventare la compagna ideale di colui che si definiva 'Il cavalier folletto' (Elfin Knight), l'occhio cerulo acchiappanuvole che quando non scriveva le sue divine poesie si occupava di palloni e di telescopi, o pietosamente andava per le strade di campagna a raddrizzare i poveri maggiolini rovesciati sul dorso, o concepiva platoniche passioni per fanciulle oppresse (Teresa Viviani), o per le donne dei suoi amici (Jane Williams), o si ostinava su fragili barche ad affidarsi all'acqua, che tante volte l'ammonì delle sue cattive intenzioni, finché un giorno l'uccise. 
Pochi momenti di gioia e molte pene dette a Mary il Cavalier Folletto, che si nutriva di té e di limonate; dovette sentirsi, la fragile donna, come Psiche accanto ad Amore; di lui, come d'Amore, poteva dirsi che il suo divino spirito 'col suo lume se medesimo cela'. 
Lui viveva coi suoi sogni e le sue visioni (vere e proprie allucinazioni, a volte); lei portò i suoi figli, se li vide morire in tenera età, visse sotto la continua impressione d'una catastrofe imminente, finché un giorno, dopo una settimana d'angoscia, il mare restituì il cadavere dello sposo. 
Questo fu il breve periodo epico della vita di Mary Shelley, periodo che cade sotto la stella del romanticismo. Ma il resto dei suoi anni trascorre sotto più mite astro, l'astro pallido di ferma e tranquilla luce dell'età vittoriana. 
Bruciato sulla pira il cadavere del divino Alessandro, i suoi seguaci discendono dalle vette dell'epopea ai pascoli delle pedestri pianure. 
Mary s'acquistò rinomanza come autrice di romanzi sensazionali nei quali, a eccezione del più noto, Frankenstein, non cessò di rievocare il carattere di Byron (questo aveva orribili difetti, nut still he was very nice), e attese all'educazione dell'unico figlio sopravvissuto, Percy Florence. 
Claire, l'isterica Claire, finì per calmare i propri bollori in una monotona esistenza di istitutrice; suo fratello Charles abbandonò le pazze speculazioni finanziarie per l'onorifica posizione di precettore di Francesco Giuseppe Avienna; Leigh Hunt ebbe sempre fiori presso la finestra, ma la finestra non era più quella della prigione -come nella sua scapigliata gioventù- bensì quella di una più o meno ordinata casa borghese; perfino il randagio lupo di mare Trelawun, dopo aver invano aspirato alla mano di Mary, diventò sedentario padre di famiglia. Infine sir Timothy, l'implacabile padre di Shelley, muore, e c'è denaro per tutti. E nulla potrebbe essere più vittoriano del quieto Percy Florence, gentiluomo preciso e assestato, che si diletta di teatro e di pittura, ama, come il padre, gli animali e gli esperimenti scientifici, adora lo sport della vela, è un pioniere del velocipedismo, e in una specie di sagrario domestico raccoglie i cimeli dei genitori. 
Tra questi, un ritratto di Mary Shelley giovane, del Rothwell (ora alla National Portrait Gallery), quando fu  restaurato, alla fine del secolo, rivelò nello sfondo l'immagine di una fiamma, ed era forse quella della pira sul lido di Viareggio, a cui la vedova s'era, con lo spirito, devota. 
MARIO PRAZ







Credits: 
Biografia tratta da Bur (Frankenstein, o il moderno Prometeo, 2010 e Wikipedia)
Saggio di Mario Praz tratto da Frankenstein, o il moderno Prometeo (edizione BUR 2010). 

2 commenti:

  1. Grazie di aver condiviso la biografia scritta da Praz! **
    Comunque, non sono appassionata di letteratura gotica, ma... Frankenstein forse viene "sottovalutato" (?) per il successivo sviluppo cinematografico e per la grande diffusione come simbolo del mostro frutto di scienza ed esperimento. Personalmente mi è piaciuto tanto e tanto mi piace anche la seconda parte del titolo "The Modern Prometheus", che tanto lascia intendere :)
    Insomma, se devi ancora leggerlo quasi ti invidio: sarà una bella lettura

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  2. Ho aperto il libro ieri, ma poi sono stata completamente assorbita dalla vita dell'autrice e fra una ricerca e l'altra ora sono a mala pena a pagina ottanta... però ho già deciso che adoro il linguaggio, denota grande sensibilità -e mi ricorda un po' Bram Stoker... forse il paragone è banale, ma essendo entrambi scritti in parte forma epistolare, in parte in forma di diario, molti passaggi mi rimandano a quel libro.
    Io non ho mai neanche visto i film di Frankenstein, un po' perché non ne ho avuta l'occasione, un po' perché non erano il mio genere... ma è sicuro che dopo aver letto il libro ne affitterò uno, quando mi appassiono a qualcosa divento curiosa come una scimmia è.è

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