"L'educazione delle fanciulle: dialogo tra due signorine per bene" di Luciana Littizzetto e Franca Valeri

I primi libri, i primi tacchi alti, il primo bacio. I secondi libri, le centesime scarpe e i millesimi baci. L'approccio femminile alla vita a tutte le età. Un inventario dei comportamenti tipici di maschi e femmine di fronte all'amore, dagli anni Trenta a oggi. Un dialogo in cui si parla di tutto. Cucina ed eleganza, economia domestica e chirurgia estetica. Coppia, figli, sesso e lavoro. Della noia e della gioia di vivere da donne. Due voci diverse e perfettamente intonate dialogano in modo comico, ironico e universale sulle donne, gli uomini e l'amore.
L'uomo ideale e l'uomo letale secondo Franca Valeri e Luciana Littizzetto. Per Franca Valeri è: “Dunque alto (be’, sì), magro (non è detto), nero, biondo o rosso non importa, purché abbia i capelli; educato, quindi intelligente; non avaro. Il letale è anche volgare”. Per Luciana Littizzetto: Ideale? Intelligente, generoso, spiritoso e bellino. Letale? Un uomo che sa di cane bagnato”



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Questo è il primo libro che leggo della Littizzetto. E di Franca Valeri, attrice che nella mia ingenuità conosco soltanto di nome. Del resto non sono mai stata una grande appassionata di film d'epoca, se non strettamente collegati ad alcuni dei miei libri preferiti -come dimenticare il bellissimo Orgoglio e pregiudizio con Lawrence Olivier? 
La Littizzetto, invece, è l'unica attrice comica che ancora seguo con piacere: negli anni ne ha fatta di strada, il suo umorismo si è andato raffinando e poi è anche lei di Torino, per cui... come non amarla? 
E comunque. E' stata una lettura interessante, questa, perché mescola la verve di due voci diversissime tra loro, ma entrambe brillanti e spiritose. La Littizzetto, con la sua sfacciataggine e il suo parlar chiaro, un po' cinica e un po' sognatrice, bilancia perfettamente la seriosa, elegante, raffinata Franca; queste due donne straordinarie, anche se in modo diverso, che confrontano le epoche in cui hanno vissuto la loro giovinezza, mettendo in luce ciò che il tempo ha cambiato e quello che invece è rimasto immutabile nonostante il passare degli anni. Come il fatto che le ragazzine sognano ancora il principe azzurro, l'Amore con la maiuscola, quello che esiste solo nei romanzi, ma loro ancora non lo sanno. Forse le vecchie generazioni di giovinette erano meno prosaiche, perché avevano molta meno esperienza di noi e molta meno libertà di forgiarsela, questa esperienza, ma al tempo stesso erano sicuramente più tolleranti con i loro mariti di quanto non lo siamo noi donne moderne: sapevano stare con i piedi per terra, insomma; conoscevano i loro uomini e ne accettavano soprattutto i difetti, molti dei quali avrebbero fatto fuggire noi figlie della tv e dei social network a gambe levate. 
Franca Valeri, che negli anni '30 ha provato l'ebrezza dei primi amori, dei primi timidi sguardi pieni di promesse, l'ingenuità di fanciulla strettamente controllata dai genitori borghesi; Luciana Littizzetto, che negli anni settanta era una ragazzina molto più smaliziata, figlia di proletari cattolici, cresciuta in mezzo alle suore - ed è forse per questo motivo, per puro istinto di sopravvivenza che ha sviluppato il suo incrollabile umorismo e la vena ribelle e anticonformista che la contraddistingue. 
Un libro che ho letto in poche ore: non ho potuto fare a meno di divorarlo, di immergermi in queste due menti femminili che si accordano perfettamente; l'unica comica, l'altra nostalgica e -ma forse è un'impressione mia?- leggermente risentita. Perché le donne, in Italia, ci hanno messo un po' troppo a emanciparsi, e forse non lo sono ancora del tutto. Perché abbiamo capito troppo tardi che anche noi possiamo fare a meno degli uomini, che se non ci sposiamo entro i vent'anni non crolla il mondo, che il vero amore lo si può trovare anche più in là, sempre che esista, perché noi donne a volte dobbiamo saperci accontentare... 
Consigliato per chi ama il senso dell'umorismo un po' cattivo tipico di Luciana e l'innata eleganza, la classe, la saggezza messe a disposizione da Franca Valeri, che a mio parere è una vera e propria icona di stile, e che con le sue parole è capace di portarci indietro nel tempo come pochi saprebbero fare. 



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"Mentre prima la relazione sessuale era la fine, il coronamento del corteggiamento, adesso tutto inizia con la scopata. A me non sembra che funzioni. Intanto perché fare subito del chupa dance cancella di netto il desiderio. Non c’è l’attesa. È subito tutto cotto e mangiato. E poi smutandarsi davanti a una persona vuol dire essere nudi anche in senso emotivo. Sarà che l’approccio femminile è diventato maschile. Forse, per essere considerata, la donna ha dovuto mascolinizzarsi come gestualità, come linguaggio, come pensiero. Ha dovuto diventare un uomo e vivere anche la sessualità in maniera maschile: questo mi piace, lo voglio e me lo scopo. Ma così il sesso diventa una pratica ginnica. Come fai squash e fai nuoto, fai sesso. E il corteggiamento, il gioco di sguardi, le parole dette e non dette spariscono. Chissà. Magari è persino meglio così. Cogli l’attimo. Però se vuoi una storia non credo che sia la giusta partenza."




"Una volta invecchiare era naturale. Mia mamma era bella, quindi era bella anche da vecchia, però le dava un’enorme noia che si dicesse la sua età, e la dà anche a me. L’ultimo compleanno è stato una tragedia. Non c’è limite all’indiscrezione. Però mia mamma non si sarebbe mai sognata di farsi tirare il suo bel viso. Tutto è cominciato con il naso… certo, se una aveva un orribile nasone faceva bene a cercare di rifarlo… ma ritornare bamboline dopo i cinquant’anni, da un giorno all’altro, è grottesco. Mi torna in mente Madame de la Ferté, che in Bavardages (vuol dire «chiacchiere») scrisse: «Le donne non hanno ancora capito che i gatti sono più belli di loro».
Il vero lusso è essere a posto con il proprio senso estetico. Sono felice di non avere l’aspetto tradizionale dei vecchi, né di avere ceduto al rifiuto della realtà, come tante cinquantenni talmente operate da essere bambole frankenstein della chirurgia plastica. Della mia vita non cambierei nulla. Sono senza rimorsi, non ho fatto capricci e ho coltivato una solitudine traversa. Ma mi secca molto dover morire. Ho troppe cose da fare.
Per fortuna, non si muore. Si vive sempre."


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