Eccoci a un nuovo appuntamento di Parole di carta.
Le regole sono semplici:
- prendi il libro a te più vicino
- aprilo in una pagina a caso
- condividi con noi la prima frase su cui ti cade l'occhio
Questa è una settimana un po' particolare per la sottoscritta, considerando che sto traslocando. La mia camera è invasa di scatoloni, la maggior parte dei quali contengono libri... oltre a essere costantemente assillata dalle domande retoriche dei miei coinquilini, che non fanno che chiedermi 'ma come fai a leggere tutti questi libri?', 'perché non li vendi?', 'perché non ne regali qualcuno?'; bé, oltre a questo devo sopportare il fatto di avere la stanza invasa di libri, per cui trovarne uno a me più vicino è un'impresa. Ad esempio, se volto il capo a destra trovo una pila di romanzi impilato l'uno sull'altro, in maniera anche abbastanza instabile aggiungerei. Di fronte a me ci sono quattro scatoloni zeppi di libri che non sapevo neanche di avere acquistato; alla mia sinistra ci sono tre enciclopedie scrupolosamente inscatolate, e sul comodino una ventina di libri che devo decidermi a sistemare da qualche parte.
Però, se proprio vogliamo essere onesti, il libro a me più vicino è 'I giorni dell'abbandono' di Elena Ferrante, che ho recentemente rileggucchiato.
Aprendone una pagina a caso, ecco cosa ne è uscito fuori.
"Sono i miei figli, pensavo per convincermene, sono le mie creature. Per quanto Mario li avesse fatti con chissà quale donna che si era immaginato; per quanto io invece mi fossi creduta Olga facendoli con lui; per quanto mio marito adesso attribuisse senso e valore solo a una ragazzina di nome Carla, altro suo abbaglio, e non riconoscesse in me nemmeno il corpo, la fisiologia che mi aveva attribuito per potermi amare, inseminare; per quanto io stessa non fossi mai stata quella donna e nemmeno - ora lo sapevo - l'Olga che avevo creduto di essere; per quanto, oddiomio, fossi solo un insieme sconnesso di lati, una foresta di figure cubiste ignota anche a me stessa, quelle creature erano mie, le mie creature vere nate dal mio corpo, questo corpo, ne avevo la responsabilità. "
Nel caso questo libro vi incuriosisse, trovate qui la trama e i dettagli di pubblicazione.
Cara, ho ricevuto il tuo biglietto e devo dirti che mi ha fatto molto male. Soprattutto la tua accusa di complicità che sono sicuro di non meritare.
RispondiEliminaDa "Il bar sotto il mare", di Stefano Benni, Universale economica Feltrinelli.