Parole di carta: Edoardo Nesi e la 'Storia della sua gente'



Un caloroso buongiorno a tutti i miei follower! Accompagnata dalle note di Scivola vai via, celebre canzone di Vinicio Capossela che mi piace ascoltare durante questi afosi pomeriggi estivi, inauguro un nuovo appuntamento di Parole di carta
Le regole sono semplici: 
- prendi il libro a te più vicino
- aprilo in una pagina a caso
- condividi con noi la prima frase su cui ti cade l'occhio
Per quanto mi riguarda, la sottoscritta è ancora in piena fase sto-trasclocando-e-ommiodio-la-mia-casa-è-diventata-un-mercato. 
In particolare, la camera da letto è piena di scatoloni colmi di libri; alcuni, però, sono ancora ammucchiati sul comodino (il divano, su cui di solito li riponevo a frotte, lo abbiamo fatto fuori tre giorni fa). 
E comunque. Il libro a me più vicino questa settimana è 'Storia della mia gente', romanzo di Edoardo Nesi che ha vinto nientepopodimeno che il Premio Strega. Robetta da poco, insomma. 
Ma bando alle ciance, vi copio/incollo la frase su cui ho istintivamente messo gli occhi: 





Quella stessa sera, a fine cena, Maschkiwitz mi disse che il mestiere che avevano scelto Alvarado e lui, e ora evidentemente stavo iniziando anch’io, non era un mestiere che faceva un grande effetto alle persone. Non era un mestiere che ti faceva finire sui giornali, non era divertente né eccitante né illustre – disse, per l’esattezza, non è come fare il finanziere o il pilota d’aereo o lo scrittore –, ma era un mestiere molto redditizio, se fatto bene, e bene voleva dire con impegno, con serietà e rispetto delle persone, e poteva portare dei grandi guadagni e dare lavoro a tante persone e sfamare molte famiglie, e secondo lui io sarei stato bravo a farlo, a patto che imparassi perfettamente il tedesco e ricordassi sempre quello che mi era stato appena detto. 
Seppi solo annuire, ambiziosamente rivestito dalla giacca Versace a pied-de-poule bianco e nero che la mamma mi aveva comprato e messo in valigia perché almeno sembrassi un imprenditore, ammirato da quelle parole solenni da capo indiano e inorgoglito dal fatto che Dieter avesse creduto importante dirmele. Tornai in camera barcollando, quel giorno, stanco come mai in vita mia dopo le cinque ore di macchina e le quattro di trattativa incomprensibile e il gran boccale di weissbier con cui avevo accompagnato la wienerschnitzel – eppure, nemmeno quella sera mancai di leggere qualche pagina dolente di Sotto il vulcano di Malcolm Lowry, che allora mi portavo sempre dietro come se fosse il Vangelo. 

Da Storia della mia gente (Bompiani, 14 euro) 



E' venuto il momento di passarvi la palla: qual è il libro a voi più vicino? Condividetelo con noi, fateci sapere cosa state leggendo! 

Nessun commento:

Posta un commento

I tuoi commenti alimentano il mio blog! Se vuoi lasciare un parere, una riflessione, un pensiero, sarò felice di risponderti.