E' risoluta, testarda e creativa. Insegue l'idea dell'amore folle, quello decantato dai filosofi e dalle autrici classiche, dai maestri dell'odi et amo. Tastiera e fantasia sono gli ingredienti grazie ai quali, nei suoi romanzi, crea quel mix esplosivo di tensione e sentimento che fa innamorare le sue lettrici. Si può essere realiste e sognatrici allo stesso tempo? Nei suoi romanzi lei ci dimostra che la risposta è affermativa. Ann Owen, amata (e criticatissima) autrice di romance storici, ha accettato di parlare di sé ai lettori del blog.
Ciao, Ann, e grazie per aver accettato il mio invito. Il tuo libro ha destato molto scalpore tra blogger e lettrici: come sei riuscita a gestire una simile pressione?
È stato tutto così inaspettato che sono rimasta frastornata. Pensavo che il mio libro sarebbe finito in mano a una decina di persone al massimo e, invece, improvvisamente ne parlavano tutti. Che diamine era successo? Le mie aspettative di partenza erano molto basse – quando autopubblichi e non ti fai pubblicità, non pensi esattamente di diventare un bestseller – e sono stata colta impreparata. Quindi ho fatto l'unica cosa onorevole in questi casi: mi sono data alla fuga. Virtuale, s'intende. Per un paio di settimane sono stata lontana dal pc, ho staccato il wi-fi, e ho aspettato che il polverone si calmasse.
Grande sarà stata la soddisfazione nel leggere le recensioni positive che hai ricevuto.
Sì. Credevo che Schiava per vendetta sarebbe piaciuto a una nicchia molto piccola di ragazze; invece – con molti distinguo – è piaciuto alla maggior parte delle lettrici, e devo dirlo sinceramente? A me pare un miracolo. Hai capito, Guy, testone? Io nel libro ti dicevo che NON eri un mostro, ma forse lo pensavo, inconsciamente: invece le lettrici ti hanno voluto bene lo stesso.
Le recensioni negative, invece…
Quelle, in un libro come questo, sono inevitabili. Erano le uniche che mi aspettavo, in verità. Il libro non è facilmente digeribile: le lettrici che non sono riuscite a farselo piacere lo hanno detto e scritto senza mezzi termini, ed è giusto così. Solo sulle recensioni negative che inneggiavano (più o meno velatamente) alla censura ci ho visto un po' rosso. Ragazze che pensano di avere la saggezza e/o l'intelligenza di poter decidere quali siano le cose Buone e Giuste da leggere, ma per favore. Come direbbe Guy―ma no, meglio non riferire cosa direbbe Guy.
Presenta a chi ancora non ti conosce il tuo romanzo.
Beh, è un libro erotico, per prima cosa, e BDSM per seconda, e molto spinto per terza, quindi se il genere piace, può piacere anche il libro.
Se non piace il BDSM, ma comunque lo si tollera, la trama del libro è carina – oltre al sesso voglio dire. (Posso ammettere di essere cotta dei personaggi di SpV, o suona molto male?)
Se si odia il BDSM, non si tollera l'umiliazione sessuale in nessuna forma e i rapporti Dom/sub non piacciono, allora è meglio stare molto, molto lontano da questo libro.
PS. La gentilissima intervistatrice Elisa (detta da ora in poi "la Capa") mi dice che la risposta sopra è striminzita. Uh. Il fatto è che...
perché dovreste leggere questo libro?
Non lo so!
Non credo che esista una risposta che vada bene per tutti. Posso allora dirvi perché lo amo io. Per tre cose, principalmente.
La prima cosa sono i personaggi del libro. Sono imperfetti, tutti (tranne Jane, forse). Tutti hanno dei lati "umani troppo umani" che li portano a sbagliare, a fare cose scorrette; ma anche a fare cose bellissime. E amano, amano visceralmente. Questa è la cosa che mi scioglie. Non c'è calcolo nel loro amore: esiste e basta. Come il bisogno di respirare, come dirà Guy a un certo punto.
La seconda cosa è come è stato trattato il racconto storico. Il periodo vittoriano, come sapete, è stato piuttosto buio, pieno di perversioni, anche letali. Ma nei romance sembra che non sia importante, o che addirittura quel periodo sia fatto di rose e fiori: gli eroi aristocratici e/o ricchi che incontriamo nei libri vivono la loro vita indolenti, amano una sola donna certo, non sono pervertiti né sfruttano i poveri, ma sembrano non vedere il mondo cupo e crudele che li circonda. È una cosa che da sempre mi fa ribollire il sangue, e allora... allora, visto che scrivo romanzi, perché non cambiare il corso della Storia? Perché non mettere a posto le cose? Così è nata la Banda dei Coltelli, che incontrerete in SpV se avrete voglia di leggerlo. La Banda dei Coltelli è un gruppo di persone (aristocratiche o ricche o proletarie, anche), che fa un po' di giustizia, contro i potenti, per i più deboli. Mi piace moltissimo quella parte.
E poi mi piace la rivendicazione di libertà sessuale che c'è in SpV. Suona strano, vero? Eppure è un motivo che mi ha spinto ad essere proprio esplicita nella narrazione erotica. Vedete ragazze, gli erotici per donne, in genere, sono molto politically correct. C'è una grossa paura nel descrivere cose controverse (paura anche comprensibile se leggete le cose di cui hanno accusato SpV: turpitudine, misoginia, chi ne ha più ne metta). Ma ragazze, se vi fate convincere che esiste un modo giusto, e un UNICO modo giusto, di eccitarvi, in realtà vi private dell'eccitazione.
SpV è stato criticato perché i rapporti di dominazione tra Guy e Jane non sono finzioni consensuali, e perché non esiste una parola d'ordine per interrompere il gioco.
Ma invece sono finzioni consensuali, ed esiste la parola d'ordine! Non lo vedete? È una finzione tra il libro e la lettrice; e la parola d'ordine se si superano i limiti è "chiudere il libro". Non ha senso mettere una doppia finzione in un libro: i giochi (facciamo che io ero la prigioniera e tu il carceriere) vanno bene nella vita reali, ma in un libro è implicito, lo dice il nome stesso: è FICTION. È un "facciamo che".
Ecco, ora mi sono dilungata da morire. La colpa è della Capa. Prendetevela con lei :)
Shopping in libreria: modestia a parte, vicino a quale autrice vorresti vedere il tuo libro?
Emily Brontë. So che suona come un sacrilegio, ma posso rischiare un ulteriore linciaggio senza preoccuparmi troppo, ci ho fatto il callo :)
Il protagonista maschile di Schiava per vendetta è risoluto, affascinante ma anche crudele. Cosa ha ispirato la nascita di un protagonista tanto controverso? Si tratta per caso di un ‘uomo di carta’?
Più scrivevo di lui e più mi ricordava qualcuno. Alla fine ho capito: Heathcliff! Lo so che qualche ragazza è ora caduta dalla sedia, e ora si sta alzando, e ora sta alzando il pungo e imprecando contro lo schermo del pc maledicendomi in quattro lingue diverse: ma è così: Guy Spencer mi ricorda Heathcliff, e il suo amore eterno e folle per Cathy. È un amore che mi suggestiona da sempre; anche per Heathcliff esiste un filo doppio che lo lega, fin da piccolo, a Cathy. C'è un po' di loro due nei flashback di Guy e Jane bambini.
Letteratura: veicolo di messaggi morali o semplice svago per distrarsi dalla quotidianità? Cosa significa per te leggere?
Messaggi morali o svago? Ci ho pensato e ripensato, e la risposta a cui sono giunta è che... non lo so. Io racconto solo storie, e magari a posteriori posso anche trovare una morale nei miei libri, ma solo a posteriori: mentre scrivo niente è più lontano da me dal volere insegnare qualcosa. Voglio solo rendere giustizia a dei personaggi che, dentro di me, scalpitano per finire su carta.
A me piace leggere perché mi piace arrabbiarmi, lottare, piangere e vivere tante vite, tante emozioni, rabbia e amore e tenerezza e... e tutto quello che solo un libro sa dare.
Amore e odio: secondo alcuni, due facce della stessa medaglia. Il tuo romanzo ci fa pensare che anche tu sia della stessa opinione…
Il fatto è che quando ami qualcuno, ovviamente questa persona diventa molto "forte" rispetto a te, e quindi può ferirti facilmente, farti soffrire, anche senza volerlo; per questo è facile che dall'amore si scivoli in altro, in un desiderio di rivalsa che suona un po' come "te la farò pagare per il dolore che mi hai dato". È un sentimento umano, che tutti abbiamo provato prima o poi. Un modo per sognare un riscatto, una specie di appiglio per superare il momento "buio". A volte chiamiamo “odio” questa complessa emozione, in mancanza di un altro termine che ne abbracci la contraddittorietà. Fino a che ci si limita a improperi e maledizioni mentali contro l'oggetto della nostra sofferenza/amore, comunque, può essere persino terapeutico; ma passare alle vie di fatto, come fa Guy con il ricatto, è chiaramente oltre ogni perdono!
Tra le regine del romanzo al femminile, quali scrittrici consideri una fonte di ispirazione?
Oh. Cavolo, se devo parlare di autrici di romance non lo so proprio. Cambio idea velocemente, di solito mi affeziono ai romanzi ma raramente mi capita di affezionarmi a un'autrice. Sul versante "romance drammatico" mi piace la Kinsale, sia per l'originalità delle trame che per lo sperimentalismo che mostra nel linguaggio.
Sul versante "comico", mi piace la Quinn nello storico e Susan Elizabeth Phillips nel contemporaneo.
Il romanzo rosa in Italia: un genere a lungo sottovalutato, persino snobbato. Qual è il tuo pensiero a proposito dei pregiudizi a cui va incontro chi scrive e legge romance?
Io leggo moltissimi generi diversi, ma non nego di avere anche dei pregiudizi: ad esempio odio il fantasy, non mi approccio a storie che hanno come protagonisti i pirati (e quindi mi privo della McGregor, che da tutte viene definita bravissima), sto alla larga dalla fantascienza, fino a poco tempo fa non leggevo M/M (che adesso adoro)... insomma, non posso davvero criticare chi evita il genere rosa per partito preso.
Però nella categoria "romanzo rosa" c'è di tutto un po'; molti libri "fotocopia", bisogna ammetterlo, e fotocopie sbiadite per di più; ma anche tanti libri originali o scritti bene, o profondi, o (che va bene lo stesso) piacevoli e frizzanti come una commedia romantica. Bisogna avere un po' di pazienza per trovare le cose migliori, ascoltare i giudizi di chi condivide i nostri gusti; il genere è così ampio che rifiutarlo a priori è una perdita per chiunque, uomo o donna che sia.
Perché hai scelto di diventare un’autrice di romanzi rosa?
In verità non ho scelto di scrivere rosa, è che mi vengono in mente quelle storie lì.
I tuoi libri parlano di donne - e alle donne. C’è qualcosa -un messaggio in bottiglia- che vorresti dire alle tue lettrici?
Vorrei solo spingerle a emozionarsi di più, credo. E convincerle a non sentirsi mai sbagliate.
Auto-pubblicarsi, per te, ha significato intraprendere la “strada più breve”? Hai mai pensato di affidarti a una casa editrice?
No, non ho mandato “Schiava per vendetta” a nessuna CE. L'ho considerato da subito troppo estremo.
Ai tanti autori auto-pubblicatisi, ai tanti esordienti e aspiranti scrittori italiani: c’è qualche consiglio che vorresti dare loro?
In verità no, credo che ognuno trovi la propria strada da solo. Il mio metodo, tra l'altro, non è tra i più consigliati: faccio sempre di testa mia, mentre in questi casi si raccomanda di ascoltare i suggerimenti di amici e parenti. L'unica cosa che mi sento di dire a chi deciderà di "buttarsi" nell'autopubblicazione è: non lasciarti mai abbattere! Andrai incontro a tante emozioni, alcune positive, altre negative; per queste ultime, fai un bel respiro, sfogati lanciando qualcosa, e vedrai: passeranno in fretta, rendendoti più forte e maturo.
A distanza di mesi dalla pubblicazione del tuo libro, c’è qualcosa che vorresti cambiare o riscrivere?
No. Lo amo ancora come il giorno in cui ho scritto la sua prima parola.
Salutaci con una citazione che ami particolarmente e che ti ha guidata nella scrittura del tuo libro.
Beh, non può che essere questa: "L'essere che, sotto il letto, aspetta di afferrarmi la caviglia non è reale. Lo so. E so anche che se sto bene attento a tenere i piedi sotto le coperte, non riuscirà mai ad afferrarmi la caviglia. (Stephen King)"