Recensione: La magica medicina di Roald Dahl


LA MAGICA MEDICINA - ROALD DAHL





Partiamo dal presupposto che io odio il termine ‘libri per bambini’. Ho imparato a odiarlo da quando mi sono appassionata al genere, anche se mi rendo conto che ogni romanzo ha la necessità di essere catalogato. Per permettere a noi di scegliere cosa, quando e come leggere, e ai librai di indirizzare i clienti verso le giuste letture. 

In ogni caso odio questo termine perché preclude a noi presupposti adulti la possibilità di ritrovare, anche solo per qualche ora, il gusto spontaneo di perdersi in storie meravigliose che insegnano grandi verità: ogni libro ha qualcosa da dire, e nel caso di Dahl si tratta di raccontare realtà prive di complicazioni. Di tornare, anche solo per un istante, a vedere di nuovo tutto in bianco e nero -un lusso che solo i bambini si possono permettere. Roald Dahl è un nome conosciuto da grandi e piccini: quando ho acquistato La magica medicina il bibliotecario, un tizio grande e grosso che avrà avuto almeno trent’anni, mi ha confessato di amare senza condizioni tutte le sue opere; da lì si è inserita una signora di mezza età consigliandomi di leggere IL GGG, e poi è stato il turno di una madre con figlioletta al seguito -entrambe orgogliose di aver letto tutto quel che concerne questo autore. 
L’anima dei lettori Dahl la conquista grazie a quel senso d’intimità che ritroviamo in ogni suo personaggio; perché tutti, nella nostra infanzia, abbiamo dovuto combattere contro delle streghe (reali o immaginarie che fossero). I libri di Dahl sono popolati da tantissime streghe: ricordate la Signorina Spezzindue che ostracizzava la piccola Matilde?. In La magica medicina la strega è la nonna del piccolo George, un bambino di dieci anni che per porre fine alle angherie di questa terribile donna prepara una medicina molto speciale: gli ingredienti sono un po’ di olio di motore, un ricostituente per cavalli, una bomboletta di lacca spray… e le conseguenze, per la nonna, saranno a dir poco esilaranti. 
La magica medicina è un libro che nella sua grandezza parla di cose piccine; che insegna -come ogni libro per bambini che si rispetti- ai grandi a tornare bambini, e ai bambini il gusto della lettura, della favola non priva di aspetti decisamente ambigui, come il conflitto costante - oserei persino dire generazionale - che quasi ogni protagonista di Dahl si trova ad affrontare con i parenti -nonni o genitori che siano. 


Parole d'autore #1: George Orwell





Ogni venerdì conosceremo insieme un autore dei libri che più amiamo: citazioni, letture gratuite, biografie, aneddoti e tanto altro ancora.





Oggi parliamo di George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair); un uomo che è sicuramente qualcosa di più di uno scrittore: con la sua arte ha voluto, nel corso della sua vita, sensibilizzare il pubblico ai problemi di una società che stava vertiginosamente cambiando. Con incredibile chiarezza intravedeva all’orizzonte le minacce del comunismo totalitaristico sovietico, ma anche di tutte quelle innovazioni tecnologiche che ci avrebbero presto precipitato in una nuova epoca positivista (trattasi di quella fiducia esasperata, e anche un po’ sprovveduta, nelle scoperte scientifiche e tecnologiche; scoperte che nel giro di poco, come tutti sappiamo, ci avrebbero tradito, diventando potenti mezzi di manipolazione di massa). 
Orwell nasce nel 1903 e muore nel 1950, a soli 47 anni; la sua intensa carriera di scrittore e giornalista è caratterizzata dalla continua, tenace, instancabile lotta al comunismo di Stalin, ma anche dall’interesse per l’enorme potere che i mass media stavano progressivamente acquistando nella collettività. Reduce dalla seconda guerra mondiale, l’Inghilterra avrebbe adottato una politica filo-sovietica che Orwell contrastò apertamente: per reazione, i giornali cercarono di ostracizzare la sua produzione letteraria, screditando i suoi romanzi presso il grande pubblico. Non possiamo dire che Orwell accolse bene quella che si rivelò una vera e propria campagna di censura nei suoi confronti; nella postfazione de “La fattoria degli animali” Orwell criticherà duramente il suo Paese per avere, a sua detta, “cercato di ostacolare la sua libertà di parola”. 
Orwell è un precursore dei moderni autori di romanzi distopici: ma che cos’è la distopia? Nella pagina di Wikipedia dedicata al tema si dice che “Per distopia s'intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista. Il termine, da pronunciarsi "distopìa", è stato coniato come contrario di utopia ed è soprattutto utilizzato in riferimento alla rappresentazione di una società fittizia (spesso ambientata in un futuro prossimo) nella quale le tendenze sociali sono portate a estremi apocalittici.”
Non è una coincidenza se sulla pagina compare proprio la locandina di uno dei libri più famosi di Orwell: sto parlando di quel 1984 che lo ha consacrato a essere uno dei più talentuosi scrittori della prima metà del ‘900. 
1984 è la sintesi del lavoro di una vita, del pensiero di una vita: si nasconde, dietro agli intrecci di una trama ambientata in un futuro dominato da una società malata, una critica feroce e affilata al totalitarismo di Stalin e al modo in cui egli stava tentando di manipolare l’Europa con un’immagine completamente distorta di sé, del proprio governo ma anche di valori universali quali giustizia, verità, uguaglianza.



I suoi romanzi più famosi




L'azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l'anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c'è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un'esistenza "sovversiva". Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.




Gli animali della fattoria Manor decidono di ribellarsi al padrone e di instaurare una loro democrazia. I maiali Napoleon e Snowball capeggiano la rivoluzione che però ben presto degenera. Infatti Napoleon, dopo aver bandito Snowball, introduce una nuova costituzione: "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri". La dittatura e la repressione fanno riappacificare gli animali con gli uomini che ormai non appaiono più agli exrivoluzionari molto diversi da loro.




Il pensiero








letture gratuite in pdf


1984: 
http://vho.org/aaargh/fran/livres6/1984-it.pdf


La fattoria degli animali:
http://www.vho.org/aaargh/fran/livres5/animalfarmit.pdf