La bottega dei suicidi: il film

LA BOTTEGA DEI SUICIDI 




Per anni, i genitori del piccolo Alan hanno gestito un negozio che, nella più misera desolazione, vendeva tutto l'equipaggiamento utile a mettere in pratica il suicidio perfetto. A loro si rivolgevano clienti di tutte le estrazioni sociali, gente piena di problemi di ogni tipo e incapace di sorridere. Crescendo, però, il piccolo Alan è diventato un bambino allegro e pieno di gioia di vivere, capace di contagiare i clienti con il suo ottimismo e di minare gli affari dell'attività di famiglia. 
Ispirato all'omonimo romanzo di Jean Teule.

Questo film, per quanto semplicistico e poco immediato, non è un cartone per bambini, e ha il merito di esaltare un sentimento che nella nostra società è considerato tremendamente out: l'ottimismo. Provate a rispondere a questa semplice domanda. Cos'è l'ottimismo? Per Alan, l'ultimo arrivato nella famiglia Touvache, ottimismo significa essere capaci di divertirsi con poco, vivere di cose semplici, avere fiducia nel prossimo, non lasciarsi mai abbattere. Munito di un sorriso imperturbabile e di una banda di amici che spiccano per la loro allegria, Alan si muove in un mondo terribilmente grigio, triste, pieno di gente che ha ormai gettato la spugna, che non ha più voglia di andare avanti, che non è capace di lottare, di stringere i denti, di sopravvivere. Persino i bambini sono pallidi, spenti, non hanno più voglia di giocare, le menti piene dei problemi che i loro genitori non sono capaci di nascondergli.
La bottega dei suicidi è anche uno strumento di condanna nei confronti di un sistema economico che si sta rivelando sempre più fallimentare: il bottegaio Mishima e la sua famiglia, in questo cartone, sono una cruda parabola di come, al giorno d'oggi, il capitalismo, inteso come il 'fare soldi a tutti costi', imperserveri e stia tirando un po' troppo la corda.  Per fare soldi si è disposti a tutto: anche a giocare con la vita delle persone. Anche a sacrificare la vita delle persone. A calpestarle senza mai fermarsi a riflettere sul peso delle proprie azioni. 
La società moderna si diverte a giocare con le nostre debolezze, a sfruttarle, a metterci continuamente alla prova: in La bottega dei suicidi basta poco per farla finita. Allo stesso modo in cui i nostri figli nascono convinti che con il denaro si possa comprare tutto -tutto e subito-, in questo film persino la morte ha un prezzo. 
Come dice la moglie di Mishima Touvache, uno dei protagonisti di questo film, a un suo cliente: <<lei riempe la sua cassa, e noi riempiamo la nostra!>>.  
Credo che questo cartone non sia un capolavoro del genere: non ha la magia dei film di Tim Burton, né i suoi spettacolari disegni, e le musiche, bé, le musiche le ho trovate davvero  po' insulse. Tuttavia... tuttavia sono convinta che una dose di sani valori, ogni tanto, non possa che farci bene. 













2 commenti:

  1. Voglio vederlo, Elisa :D Ho letto tutte le polemiche nate a riguardo e, francamente, mi sembrano pura esagerazione!

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  2. alla gente piace fare polemiche su tutto XD, anche se il limite di 18 anni era un po' esagerato... ma ai minori di 16 personalmente non lo farei vedere.

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