Esce il manga di Orgoglio e pregiudizio





ESCE IL MANGA DI ORGOGLIO E PREGIUDIZIO:  
tra grandi classici, favole e perduti valori morali, la gente ha voglia di tornare indietro nel tempo: l'editoria lo ha capito, e lo ha capito anche il lettore. La domanda è: ci stancheremo anche di questo, prima o poi? 








E' sorprendente: a più di duecento anni dalla pubblicazione di Pride and prejudice, il primo e più importante romanzo di Jane Austen, autrice di culto, fautrice di un genere letterario che si sta rivelando sempre più prolifico -il romanzo rosa, per l'appunto- il business che gira intorno ai suoi eroi e alle sue eroine non sembra volersi arrestare.
Se le tante Carrie Bebris, Pamela Aidan, Stephanie Barron et similia hanno pensato bene di regalare alle Janeite di tutto il mondo (ma non solo) spin-off in pieno stile regency ispirati ai libri di Miss Austen, questa volta è il turno di un mangaka giapponese, per la precisione Yoko Hanabusa, il quale ha esordito alcuni mesi fa con il fumetto di Emma, e che a giugno torna a farsi sentire con il manga di Orgoglio e pregiudizio. Le aspettative sono, come al solito, altissime. Chissà se anche questa volta verranno deluse. Personalmente, questa non mi sembra la solita trovata commerciale, anche se ovviamente il fattore economico avrà inciso sulla decisione di Hanabusa di cavalcare l'onda di entusiasmo che circonda come un'aura le fatiche di Jane Austen, la quale, come già abbiamo avuto modo di constatare, sembra essere diventata la nuova gallina dalle uova d'oro dell'editoria, insieme ad altri mostri sacri come Charlotte e Emily Bronte. 
Personalmente, credo ci sia un'unica teoria che spieghi il perché di questo estremo e dirompente desiderio di rivivere le emozioni che classici quali Orgoglio e pregiudizio, Emma, Jane Eyre e Cime tempestose ci hanno regalato: per una curiosa legge del contrappasso, i romanzi rosa, che oggigiorno brulicano nelle librerie di tutto il mondo, stanno iniziando a mostrare la loro pochezza stilistica e contenutistica; il lettore è tremendamente annoiato; questa sua ennui genera il bisogno di rispolverare i vecchi valori, le tradizioni, i dogmi morali che solo i classici sono in grado di infondere. 
Stessa cosa vale per le favole, recentemente rispolverate, rivedute e corrette sia al cinema che in editoria; vi ricordo che solo quest'anno sono uscite ben tre versioni di Biancaneve e i sette nani: quella classica, interpretata da Julia Roberts e Lily Collins, quella moderna e relativamente più in linea coi tempi, che uscirà presto al cinema e che vede protagonisti Kristen Stewart e Charlize Theron, e poi c'è quella più fantasiosa e in qualche modo più fedele, Once upon a time, telefilm di successo che in Italia hanno appena finito di trasmettere.
Come potrei dimenticarmi di citare la recente trasposizione cinematografica di Anna Karenina, con protagonisti Keira Knightley e Jude Law?
Per concludere: la gente ha voglia di classici, di rivivere il passato, di poter contare su vecchi valori, e più questa crisi (sociale, economica, d'identità) si accentua, più tali valori verranno rispolverati: il business dell'editoria e del cinema, per ora, sembra voler approfittare di questa nostra debolezza.
Io li lascerei fare, perché sono certa che prima o poi ci stancheremo anche di questo, esattamente come ci siamo stancati dei paranormal fantasy, delle storie d'amore spicce, dell'harmony fatto passare per capolavoro letterario dell'anno (vedi Fifty shades of grey, di cui ho recentemente scritto una recensione), di distopici scritti tanto per, del romanzetto trito e ritrito, il quale vuole far credere (e a ragione) che talento e business non sempre vanno d'accordo,  o forse semplicemente che il lettore, anzi, il con.su.ma.to.re, ha voglia di leggerezza, di dimenticare il presente, di estraniarsi dai problemi, anche se il prezzo da pagare è un abbassamento qualitativo della cultura libresca, cinematografica e artistica in generale.  

















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